Estero

Appello di Trump ai repubblicani, ma McCarthy è bocciato

Fumata nera anche alla quinta tornata di voto per l’elezione dello speaker della Camera

Ennesimo smacco per il 57enne californiano
(Keystone)
4 gennaio 2023
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Washington – Il partito repubblicano continua a restare nel caos alla Camera riconquistata alle elezioni di Midterm, ostaggio di una ventina di deputati estremisti vicini a Donald Trump che per la quinta volta consecutiva hanno negato al leader del partito Kevin McCarthy l’elezione a speaker.

Per lui il ‘gavel’, il martelletto cerimoniale usato finora da Nancy Pelosi, resta un miraggio, come nel 2015. "È un po’ imbarazzante che si impieghi così tanto e il modo in cui si trattano, il resto del mondo sta guardando", aveva detto Joe Biden prima della quarta votazione. "Non è un bello spettacolo per il Paese", aveva aggiunto, auspicando che i repubblicani si mettano d’accordo per consentire alla Camera di iniziare a lavorare.

Biden si gode lo spettacolo

Nel frattempo è volato in Kentucky, il feudo del leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell, per annunciare insieme a lui un nuovo investimento nel maxi piano di infrastrutture approvato grazie all’appoggio di parte del Grand Old Party: un nuovo ponte con l’Ohio che sembra assumere anche un valore metaforico, ossia il ponte politico che vuole mantenere con il suo amico ed ex collega al Senato, come esempio di quella politica bipartisan ormai indispensabile alla Casa Bianca nel nuovo Congresso diviso.

Alla fine dell’ennesimo round, McCarthy si è fermato a quota 201, sotto il quorum dei 218 voti necessari e anche dei 212 tributati compatti dai dem al loro nuovo leader Hakim Jeffries. I 20 ribelli, tutti negazionisti della vittoria di Joe Biden tranne due, sono rimasti uniti e si sono coalizzati intorno ad uno di loro, l’afroamericano Byron Donalds.

I trumpiani non ascoltano Trump

Un’altra cocente, umiliante sconfitta per McCarthy, che intende continuare a farsi votare "finché non vinco" perché altrimenti sarà la fine della sua carriera politica, dopo aver visto sfumare il traguardo otto anni fa. Il leader repubblicano era entrato in aula sicuro di avere i voti, forte anche dell’appello lanciato da Donald Trump, con cui aveva ricucito quasi subito dopo averlo accusato per l’assalto al Capitol.

Il tycoon è rimasto in silenzio dopo le prime tre votazioni, nonostante gli avesse dato il suo endorsement, ma poi ha spezzato nuovamente una lancia a suo favore. "Ieri sera - ha scritto sul suo social Truth - si sono svolte alcune conversazioni davvero interessanti, ed è giunto il momento per tutti i nostri grandi membri della Camera Repubblicana di votare per Kevin, chiudere l’accordo, prendersi la vittoria e guardare la pazza Nancy Pelosi volare a casa in una California molto malandata, l’unica speaker nella storia degli Stati Uniti ad aver perso la ‘Camera’ due volte! Repubblicani, non trasformate un grande trionfo in una sconfitta gigante e imbarazzante. È ora di festeggiare, ve lo meritate. Kevin McCarthy farà un buon lavoro, e forse anche un grande lavoro - Basta guardare".

Una mossa che, se fosse andata a buon fine dopo la prova di forza, avrebbe potuto trasformarlo nel burattinaio del partito, almeno alla Camera, con la "golden share" del suo decisivo manipolo di deputati in una maggioranza risicata. Ma il fatto che nessuno dei 20 ribelli lo abbia ascoltato, o temuto, neppure nella quinta votazione, è uno smacco anche per lui. E suggerisce apparentemente una riduzione della presa sul suo zoccolo duro nel partito: un campanello d’allarme per la sua ricandidatura alla Casa Bianca.

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