Estero

Lasci Tokyo per vivere fuori città? Un milione di yen a figlio

Il governo giapponese aumenta gli incentivi nel tentativo di evitare lo spopolamento delle zone rurali a fronte del declino demografico

(Keystone)
3 gennaio 2023
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Nel tentativo di arrestare il progressivo declino della popolazione il governo giapponese è deciso a mettere sul piatto agevolazioni economiche ancora più vantaggiose per convincere le coppie ad abbandonare la capitale Tokyo e trasferirsi nelle aree più rurali del Paese.

Gli incentivi di un milione di yen, l’equivalente di circa 7’200 franchi, corrisposti per ogni figlio a partire dal prossimo aprile, rappresentano un ulteriore incremento ai tre milioni di yen già disponibili per traslocare fuori dai 23 comuni che compongono la metropoli, comprese alcune delle zone più montagnose della città di 38 milioni di abitanti. Chi decide di accogliere l’offerta dovrà continuare a risiedere per almeno 5 anni al nuovo indirizzo, altrimenti restituire la somma ricevuta.

In base alle stime ufficiali, nell’anno fiscale concluso lo scorso aprile poco meno di 1’400 famiglie avevano accettato l’invito del governo che racchiude circa 1’300 municipalità dell’arcipelago, queste ultime sempre più attive a stuzzicare la curiosità delle persone poco propense ad abbracciare la vita agreste: dal messaggio commerciale del villaggio di Umaji, sede di 820 abitanti nella prefettura di Kochi, con asili nido gratis e "senza alcuna lista d’attesa", o alla cittadina di Otari, all’interno della prefettura di Nagano, conosciuta per l’abbondanza, "ben sopra la media nazionale", di giovanotti celibi. Metà dei fondi verranno resi disponibili dal governo, mentre le municipalità locali contribuiranno al resto dell’ammontare, con lo scopo di convincere almeno 10’000 residenti di Tokyo a spostare il proprio domicilio entro il 2027.

Secondo l’ultimo censimento, la popolazione del Giappone ha registrato un decremento record di 644mila unità nel biennio 2020-2021, e potrebbe passare dagli attuali 125 milioni, ad 88 milioni nel 2065. A complicare il quadro demografico è la divergenza di due fattori estremi: le nascite ai minimi di oltre un secolo, con un tasso di natalità fermo a 1,3 figli per donna, non sufficiente a garantire il ricambio generazionale, e dall’altra parte della variabile un’età media che continua ad allungarsi, consentendo agli ultra 65enni di formare il 29% della popolazione del Sol Levante, e ai centenari di superare quota 90mila, dagli appena 153 del 1963.

Fattori che secondo gli analisti sono il risultato di elementi sociali e componenti identitarie della società giapponese, ai quali contribuisce la cultura delle lunghe ore di lavoro, a discapito della vita familiare, che include la quasi incapacità di sfruttare i periodi accumulati di ferie dei coniugi in età lavorativa, e meno ancora l’utilizzo del congedo parentale, malgrado le incessanti campagne governative. Con il consolidamento di nuove abitudini lavorative a livello globale, complice la pandemia da Covid-19, e i prezzi dei condomini a Tokyo ormai sui livelli della bolla speculativa del 1989, improvvisamente il richiamo a una vita bucolica potrebbe assumere tutto un altro significato.

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