Estero

Kiev punta a un summit di pace a febbraio all’Onu

La condizione ucraina per invitare la Russia: ‘Mosca dovrà accettare di essere perseguita per crimini di guerra da un tribunale internazionale’

(Keystone)
26 dicembre 2022
|

Febbraio 2023, orizzonte di pace. Kiev tira dritto sul suo piano per mettere fine al conflitto in Ucraina evocato nel faccia a faccia tra Zelensky e Biden a Washington e annuncia l’obiettivo di organizzare un summit in occasione del primo anniversario della guerra, con le Nazioni Unite come sede e il segretario Onu Guterres auspicabilmente a fare da mediatore. Perché "ogni guerra finisce con la diplomazia", ha spiegato il ministro degli Esteri ucraino Dmitro Kuleba in un’intervista all’Ap.

Zelensky ha fatto sapere di averne parlato oggi telefonicamente anche con il premier indiano Narendra Modi, prossimo presidente del G20. Ma alla domanda delle domande, ovvero se la Russia sarà invitata al vertice, il ministro ha posto una condizione difficilmente accettabile per il Cremlino: prima, ha risposto Kuleba, Mosca dovrà accettare di essere perseguita per crimini di guerra da un tribunale internazionale, "solo in questo modo possono essere invitati".

Neanche a Natale un po’ di tregua

Le bombe intanto continuano a cadere, e neanche il Natale ha regalato un po’ di tregua al martoriato popolo ucraino: almeno 40 attacchi russi si sono abbattuti sul Paese ieri, devastato da 306 giorni di invasione, senza alcuna pietà per i civili in decine di località nelle regioni di Lugansk e Donetsk, Kharkiv, Kherson e Zaporizhzhia. Una pioggia di distruzione che contraddice le parole di Putin, che proprio ieri si era detto pronto a negoziare con tutte le parti coinvolte nel conflitto. La guerra torna poi a sconfinare in Russia, dove tre militari sono morti per l’attacco di un drone ucraino sull’aeroporto militare di Engels, nella regione di Saratov. Il drone, secondo la singolare versione fornita dal ministero della Difesa russo, sarebbe stato abbattuto e le vittime causate dalla caduta di "frammenti".

Lo scorso 5 dicembre droni ucraini avevano già colpito lo stesso aeroporto e un’altra base militare russa nella regione di Ryazan. "Queste sono le conseguenze delle azioni di Mosca in Ucraina", è stato il commento del portavoce dell’aeronautica ucraina Yurii Ihnat, che pure non ha rivendicato esplicitamente la responsabilità diretta di Kiev per l’ultimo attacco. "Se i russi pensavano che la guerra non avrebbe colpito nessuno nelle retrovie profonde della Russia o altrove, si sbagliavano". E non sono solo gli attacchi dal cielo a dire ai russi che questa guerra non conosce frontiera: i servizi segreti dell’Fsb hanno riferito che quattro "sabotatori ucraini" sono stati "eliminati" mentre tentavano di infiltrarsi dall’Ucraina in territorio russo, nella regione di Bryansk.

Che il conflitto non si sarebbe fermato per le feste era ormai chiaro da settimane, dopo che Mosca ha rispedito al mittente l’appello ucraino a cessare le ostilità per Natale. Anzi, è stata una vigilia di strage a Kherson: le bombe russe sganciate per vendetta sulla città - simbolo della vergogna del ritiro di Mosca - hanno ucciso 16 persone ferendone altre 64 sabato, con le immagini dei corpi a terra per le strade a raccontare un orrore che sembra non avere fine. Così, le autorità sono tornate a chiedere ai residenti del capoluogo di evacuare verso territori più sicuri. E il conflitto va avanti anche su altre zone del fronte: battaglie sono in corso a Kreminna, nella regione di Lugansk, dove le truppe ucraine "non sono lontane" dalla città.

‘Sopravviveremo a questo inverno’

Intanto, continuano i blackout di emergenza in diverse regioni del Paese, inclusa la capitale Kiev. Ma Zelensky prova a tenere alto il morale della popolazione, dicendosi convinto che gli ucraini "sopravvivranno a questo inverno" proprio come hanno sopportato missili, minacce e ricatti nucleari, perché "sanno per cosa stanno combattendo".

La strada verso la fine delle ostilità resta lunga, perché nonostante gli annunci la diplomazia al momento sembra non avere la forza di proporre una soluzione negoziata. E mentre il Papa è tornato ad invocare "pace per la cara e martoriata Ucraina", ad aumentare la tensione è arrivata la richiesta di Kiev di escludere la Russia dall’Onu e dal Consiglio di Sicurezza. Per il ministro degli Esteri Kuleba, "Mosca non ha diritto" a farne parte: l’Ucraina sostiene infatti che la presenza russa nell’organizzazione sia "illegittima" a causa di irregolarità nel processo di adesione dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.

Sul fronte dell’energia, infine, il Cremlino ha ribadito che non accetterà mai il price cap alle importazioni di risorse energetiche russe. Forte anche della "certezza che c’è richiesta del nostro gas" da parte dei consumatori europei, ha sottolineato il vicepremier russo Alexander Novak. Tanto che Mosca, nel consueto alternarsi di minacce e pseudo-aperture, si è detta pronta a riavviare il gasdotto Yamal verso l’Europa.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE