Estero

I talebani vietano alle donne gli studi universitari

Nuova stretta in Afghanistan. La proibizione è valevole ‘fino a nuovo ordine’.

Il vero volto dei talebani
(Keystone)
20 dicembre 2022
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Nuova stretta dei talebani alla libertà della afghane: le autorità al potere a Kabul hanno stabilito oggi un divieto dell’istruzione universitaria alle donne "fino a nuovo ordine". In una lettera a tutte le università governative e private, il ministro dell’Istruzione superiore, Neda Mohammad Nadim, ha perentoriamente scritto: "Siete tutti informati di attuare il citato ordine di sospensione dell’istruzione delle donne".

Nadim, ex governatore e comandante militare, nonché esponente della linea dura religiosa, è stato nominato responsabile dell’Università lo scorso ottobre e sin da subito aveva espresso la sua ferma opposizione all’istruzione femminile, definendola non islamica e contraria ai valori afghani. Per questo, la decisione comunicata oggi purtroppo non rappresenta una sorpresa.

Sin dal loro arrivo al potere, i talebani, dopo aver di fatto impedito alle donne di lavorare, nel marzo scorso avevano disposto la chiusura delle scuole femminili, in attesa di nuove direttive in accordo con la legge islamica. Direttive mai emesse, senza contare che senza aver frequentato le scuole superiori è di fatto impossibile accedere all’università. Il 7 maggio scorso è poi peraltro arrivato il decreto del leader supremo dei talebani, Haibatullah Akhunzada, che ha imposto il velo integrale, che deve lasciare scoperti solo gli occhi (quando non si tratta del burqa, che copre pure quelli) quando una donna è fuori della sua casa.

Fumo negli occhi

Resta de vedere se ora le afghane accetteranno senza protestare l’ufficializzazione di quanto di fatto era già stato deciso. Ancora nel maggio scorso si era avuta notizia di una manifestazione a Kabul di alcune decine di donne che, prima di essere brutalmente messe a tacere e disperse da uomini della sicurezza in abiti civili, avevano scandito in strada slogan per rivendicare "pane, lavoro e libertà", e del "diritto ad andare a scuola".

In questo quadro, tre mesi fa migliaia di ragazze e donne avevano potuto sostenere gli esami di ammissione all’università in tutto il paese, anche se nell’ambito di radicali restrizioni sulla scelta dei corsi di studio, con veterinaria, ingegneria, economia e agricoltura vietate, e giornalismo severamente limitato. Senza contare le regole imposte a tutti gli atenei, tra cui aule e ingressi separati per uomini e donne. Di fatto, comunque, solo fumo negli occhi.

Un non sense economico

In un Paese con l’economia in ginocchio, privare le ragazze dell’istruzione secondaria significa tra l’altro una perdita di almeno 500 milioni di dollari l’anno, secondo un’analisi dell’Unicef diffusa lo scorso agosto, 12 mesi dopo la presa del potere da parte dei talebani. Un lusso che l’Afghanistan non potrebbe certo permettersi. Senza contare che gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali condizionano il riconoscimento formale del governo talebano - e quindi gli aiuti e la cooperazione - al miglioramento delle condizioni di libertà femminile.

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