laR+ qatargate a Bruxelles

‘Da Eva in poi, la corruzione è il crimine più antico’

Parla Alessandro Butticé, esperto di lotta alla criminalità economico-finanziaria: “Tacito diceva ‘molte sono le leggi quando lo Stato è corrotto’”

Eva Kaili, al centro dello scandalo Qatargate a Bruxelles (Keystone)
14 dicembre 2022
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Dopo il Qatargate che ha travolto le istituzioni europee, abbiamo chiesto ad Alessandro Butticé – generale della Guardia di Finanza in congedo, corrispondente da Bruxelles per Aise (Agenzia Internazionale Stampa Estero) ed esperto di lotta alla frode e alla criminalità economico-finanziaria (nonché opinionista per Il Riformista, Formiche e Eurocomunicazione) – come funziona il partito delle lobby e come questo delicato meccanismo, legato a doppio filo con la politica, può arrivare a corrompere e a corrompersi.

Come sono strutturate le lobby a Bruxelles e cosa fanno? Come si muovono?

Bruxelles, ospitando le sedi delle principali istituzioni Ue e la Nato è, assieme a Washington, una delle due capitali mondiali delle lobby. Visto che la Commissione europea ha il diritto di iniziativa per la legislazione dell’Ue, è un obiettivo naturale per la rappresentanza degli interessi legati a una questione politica o a un’iniziativa legislativa. Ma lo sono anche le altre istituzioni, a cominciare dal Parlamento europeo. A Bruxelles sono presenti oltre 15’000 lobbisti che rappresentano praticamente tutti i settori del commercio, dell’industria, dei servizi, della tutela dei consumatori, della politica regionale ecc. Il loro compito è quello di influenzare il processo legislativo europeo, mentre le Istituzioni Ue, e in particolare la Commissione Europea, sono tenute ad ascoltare tutte le parti direttamente interessate.

Esiste una specie di registro ufficiale? Come viene regolato?

Presso la Commissione Europea esiste un registro per la trasparenza. Che è una banca dati che elenca le organizzazioni che cercano di influenzare il processo legislativo e di attuazione delle politiche delle istituzioni europee. Il registro mette in evidenza quali sono gli interessi perseguiti, chi li persegue e con quali risorse finanziarie, e in questo modo rende possibile il controllo pubblico, offrendo ai cittadini e ad altri gruppi di interesse la possibilità di monitorare le attività dei lobbisti. I commissari europei, i membri dei loro gabinetti e i direttori generali pubblicano informazioni sui loro incontri con organizzazioni o liberi professionisti. Le riunioni riguardanti l’elaborazione e l’attuazione di politiche nell’Ue possono aver luogo soltanto se i rappresentanti di interessi sono iscritti nel registro per la trasparenza dell’Ue. Non va infine scordato che le Istituzioni Ue dispongono di un Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode (Olaf) e dell’Ufficio del Procuratore Europeo (Eppo). Che sono competenti anche per i casi di corruzione di membri e funzionari delle Istituzioni Ue.


Il Parlamento Ue riunito nella sede di Strasburgo (Keystone)

Qual è il confine dentro cui agisce un buon lobbista? Fino a che punto un politico può appoggiare le loro istanze senza trovarsi nei guai?

Bisogna dire che, da un lato, i lobbisti svolgono un ruolo utile nel fornire consulenze di esperti, in modo che le proposte legislative presentate possano tenere pienamente conto delle specificità del settore interessato. D’altra parte, l’attività di lobbying rappresenta un rischio per le istituzioni, in quanto il personale coinvolto nel processo decisionale può essere utilizzato – involontariamente o inconsapevolmente – a vantaggio di uno specifico gruppo di interesse e a scapito dell’interesse generale.

Le stesse considerazioni potrebbero valere per altri tipi di contatti, come quelli tra le Istituzioni Ue e Paesi terzi, nonché per la gestione di determinati programmi, progetti, inviti a presentare proposte e gare d’appalto. È importante che i funzionari e membri delle Istituzioni Ue, anche dell’Europarlamento, tengano sempre a mente questi interessi potenzialmente conflittuali per preservare la propria indipendenza professionale e personale.

Quindi come si può arrivare a una situazione come il Qatargate?

Quando non si rispettano le regole, anche deontologiche. Che esistono, nelle istituzioni Ue forse più che altrove, ma che non tutti rispettano. Come quella che vieta a membri e funzionari delle istituzioni Ue di ricevere, da chiunque, doni o favori anche simbolici, persino di qualche decina di euro. Ma soprattutto quando si pensa che la corruzione non ci riguardi. E si abbassa quindi la guardia. Mentre è il fenomeno criminoso più antico dell’umanità. Cominciato forse con la mela offerta a Eva dal serpente, passando dai Babilonesi ai Romani, dai Greci agli Egiziani. La corruzione riguarda tutti i tempi, tutti i Paesi, tutte le organizzazioni. Ma soprattutto coloro che credono, illusoriamente, di esserne meno esposti. Ricordo ad esempio quando, assieme alla Procura nazionale Antimafia italiana, portammo le prove, nella mia vita professionale precedente, di un giudice svizzero corrotto da un’organizzazione contrabbandiera italiana. Rivedo ancora le facce sorprese dei miei interlocutori. Non credevano a quella che era invece una triste realtà.

Quanto sono influenti, ad oggi, gruppi di pressione legati a Paesi in cui i diritti umani vengono ignorati?

Non ho risposta a questa domanda. Ma mi ha impressionato molto la dichiarazione di lunedì della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. "La democrazia europea è sotto attacco", ha detto. E sono ovviamente d’accordo. Ponendomi però un interrogativo. Possiamo escludere che dietro quello che, dalla lettura della stampa, sembra essere un pacchetto ben confezionato di accuse e prove in possesso della giustizia belga, nonostante l’indubbia capacità investigativa, non ci possano essere manovre di potenze straniere che vogliono magari destabilizzare l’Europa e l’Occidente? È solo una domanda. Forse fantasiosa. E che non diminuisce in alcun modo le gravissime responsabilità individuali, qualora accertate, e nel rispetto della presunzione di innocenza, degli accusati. Che potrebbero tuttavia essere stati lo strumento, inconsapevole seppure dolosamente complice, di un’azione di destabilizzazione dell’Ue.


Scale e bandiera Ue dentro il Parlamento (Keystone)

Com’è la situazione a livello legislativo nell’Ue? Si parla di cambiare in fretta le regole. È vero che ci sono ancora troppi buchi?

Tutto a questo mondo è perfettibile. Ma corruptissima Re Publica plurimae leges, ammoniva Tacito: moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto. A significare che quando le istituzioni sono molto corrotte e la legalità viene meno, le leggi si moltiplicano, perché sono create non più una volta sola per il bene comune ma ad personam e ad hoc: negli interessi di mille singoli corruttori in mille situazioni di vantaggio personale. Non credo davvero ci vogliano molte più regole. Forse basterebbe fare rispettare con rigore, ma anche buon senso, senza permetterne furbi aggiramenti, quelle che già esistono.

C’è un motivo per cui, soprattutto nei Paesi latini, le lobby vengono guardate con sospetto?

Forse perché nel Sud lobby può essere sinonimo di combine, copinage e scambi di favori. Come detto, invece, se lavorano in modo trasparente e onesto, i gruppi di interesse hanno una funzione molto importante in una società democratica.

Qual è la differenza fra le ultrafamose lobby americane (pensiamo a quella delle armi, la Nra) e quelle in Europa? Lì gli interventi nella vita politica sono molto più diretti e alla luce del sole.

Innanzitutto, va ricordato che le lobby americane possono persino finanziare la politica. Si pensi proprio alla potente lobby dei fabbricanti di armi da fuoco. Poi i lobbisti americani, che operano anche in Europa, sono ben più dotati di quelli europei. Con un numero di lobbisti simili tra Washington e Bruxelles, la spesa delle lobby a Washington è stata nel 2018 superiore ai 3 miliardi di euro. Mentre quella a Bruxelles è stata della metà. Circa 1,5 miliardi di euro impiegati prevalentemente per mantenere gli uffici e il personale, fare convegni e promuovere campagne d’opinione. Va poi segnalato che in Europa, a differenza degli Usa, non esiste una regolamentazione unica delle lobby. Ogni stato membro dell’Ue ha approcci diversi. Solo sei Paesi: Austria, Francia, Irlanda, Lituania, Polonia, Slovenia (e prima della Brexit anche il Regno Unito) hanno una legislazione in materia. In alcuni Stati, come i Paesi Bassi, il registro è obbligatorio. In Germania, Croazia, Romania e Italia, il registro è volontario. In altri Stati membri neppure esiste. Negli organismi e istituzioni Ue è presente (come negli Usa) una normativa relativa alle "revolving doors" (ovvero, rivolta ai conflitti d’interesse e all’inopportunità di certi cambi di casacca, ndr). Ma non tutti gli Stati membri sono dotati di queste norme. Mentre negli Stati Uniti è invece abbastanza frequente il passaggio tra pubblico e privato e viceversa.

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