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Putin: negoziati (forse) sì, ritiro no

La Casa Bianca: ‘Spetta a Kiev decidere’. Telefonata Berlino-Mosca

Vladimir Putin (Keystone)
2 dicembre 2022
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Il conflitto ucraino può trovare una soluzione diplomatica, ma la Russia si deve ritirare, dicono Kiev e gli occidentali. Siamo aperti a colloqui, ma non lasceremo i territori in Ucraina, risponde il Cremlino. I negoziati per mettere fine al conflitto assomigliano sempre più all’Araba Fenice: tutti si dichiarano favorevoli, ma come arrivarci non si sa. Lo schema si ripropone con Joe Biden che dice di essere "pronto a parlare con Putin se mostra segnali di volere cessare la guerra". Poi la marcia indietro: "Il presidente non ha intenzione di parlare con Vladimir Putin ora" perché spetta all’Ucraina decidere se e quando può essere negoziato un accordo, fa sapere la Casa Bianca. "Il presidente russo era e rimane aperto a colloqui", ma non accetterà le condizioni di Washington, ha risposto il suo portavoce Dmitry Peskov. Mosca vuole infatti che gli Usa riconoscano "i nuovi territori russi", cioè le regioni ucraine annesse alla Federazione.

Rischio bluff

Difficile, se non impossibile, capire quanto le dichiarazioni di tutte le parti siano i segnali di una diplomazia davvero in movimento o piuttosto manifestazioni di buone intenzioni destinate alle rispettive opinioni pubbliche. "Come concludere la guerra è una domanda difficile", ammette intervenendo ai Med Dialogues a Roma il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, rappresentante dell’unico Paese che è riuscito finora a fare incontrare i negoziatori russi e ucraini. Il quadro si dovrebbe chiarire "prima della primavera", aggiunge, sottolineando che c’è "bisogno anche di convincere alcuni alleati occidentali a fare qualcosa per tornare al tavolo dei negoziati".

Se Mosca vuole veramente un dialogo "deve fare una marcia indietro e smettere di lanciare missili sulla popolazione", afferma il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani dopo un incontro con lo stesso Cavusoglu. E il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in una telefonata di un’ora con Putin, ha cercato di convincerlo della necessità di un "ritiro delle truppe russe". Proprio la formula alla quale il Cremlino si è mostrato finora allergico. Putin non ha esitato a ribadirlo. La linea seguita dai Paesi occidentali, compresa la Germania, è "distruttiva", ha detto il leader russo, perché continuano ad armare Kiev spingendola così a rifiutare i negoziati. Quanto agli attacchi missilistici sull’Ucraina, essi sono "una risposta forzata e inevitabile agli attacchi provocatori di Kiev contro le infrastrutture civili russe, tra cui il ponte di Crimea e impianti energetici".

Orban insiste

Nel frattempo sul fronte europeo il primo ministro ungherese Viktor Orban ha confermato la sua opposizione al pacchetto della Ue per l’assistenza macro-finanziaria all’Ucraina da 18 miliardi di euro per il 2023. Mentre la riunione dell’Osce a Lodz, in Polonia, si è chiusa senza una dichiarazione finale per l’opposizione di Mosca, che secondo alcune fonti avrebbe così risposto alla decisione di Varsavia di rifiutare il visto d’ingresso al ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov. Sul terreno continuano i bombardamenti da entrambe le parti. Tre persone sono state uccise e altre sette ferite dai russi nella regione meridionale di Kherson nelle ultime 24 ore, secondo fonti locali ucraine. Sull’altro fronte le autorità filorusse del Donetsk lamentano due civili uccisi e sette feriti in bombardamenti delle forze di Kiev. Una buona notizia l’ha data il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, secondo il quale sono a buon punto le trattative per mettere in sicurezza ed evitare che sia colpita da nuovi attacchi la centrale nucleare di Zaporizhzhia. La Russia intanto non rinuncia a mostrare i muscoli. Un nuovo missile per la difesa contro i missili balistici è stato testato nel poligono kazako di Sary-Shagan, ha fatto sapere il ministero della Difesa. E Putin ha tenuto ad affermare che molti sistemi militari russi, compresi quelli nucleari, "non hanno pari" al mondo.

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