I missili russi privano città e villaggi della corrente elettrica, dell’acqua e del riscaldamento: ‘Crimine contro l’umanità’.
Sceglie ancora una volta la platea più internazionale che c’è Volodymyr Zelensky per lanciare l’ennesimo allarme sul conflitto e denunciare la pioggia di missili russi che continua a cadere sulle infrastrutture energetiche. Così alla riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu il gelido inverno dell’Ucraina si prende tutta la scena quando il presidente interviene in video e dice: "Con le temperature sotto zero, milioni di persone sono senza riscaldamento, luce, acqua. Questo è un chiaro crimine contro l’umanità". E incalza: "Dobbiamo guidare il mondo fuori da questa strada senza uscita. Ci servono le vostre decisioni". Quindi, rivolto ai Quindici, sottolinea che "chi istiga questa guerra blocca ogni tentativo del Consiglio di portare avanti il suo mandato".
Tre punti chiari, gli stessi che il leader ucraino va ripetendo da mesi con il dito puntato contro Mosca. Il fatto è che adesso sullo sfondo c’è un Paese non solo provato da nove mesi di combattimenti e resistenza, ma minacciato dall’inverno e dalla scarsità energetica. L’inverno che spegne le città, da Kiev dove il 70% delle abitazioni non ha la corrente elettrica, a Odessa, a Leopoli. L’inverno che arriva al fronte, fin nell’est dell’Ucraina, dove i soldati in trincea, con la pioggia e la neve che hanno trasformato le strade in fango, si chiedono come riusciranno a sopportare il freddo in arrivo.
‘Come zombie’
Lo riferiscono testimonianze raccolte dall’Afp nel Donbass dove, nonostante le condizioni del tempo, i russi continuano ad arrivare, secondo le forze ucraine. "Sono come zombie. Spari e ne arrivano altri", ha raccontato un soldato ucraino di 30 anni, nome di battaglia Kit, che vuol dire balena: "Soffro per la pioggia. Viviamo letteralmente in una palude. Ieri sono andato in ospedale e sembravo un grande mucchio di fango". "La fanteria è il cuore di ogni esercito e soffre molto", ha spiegato Taller, il soprannome di un 24enne che combatte con un’unità delle forze speciali nel Donbass. "Gli stivali sono sempre bagnati, si dorme poco, a volte scarseggia anche il cibo".
I raid intanto continuano a sud: l’ultimo e potente attacco dell’esercito russo è stato su Tavriyskyi, uno dei quartieri più densamente popolati di Kherson, città dell’Ucraina meridionale da cui le truppe di Mosca si sono ritirate l’11 novembre: "I russi stanno intensificando i bombardamenti sui quartieri residenziali di Kherson. Dopo i missili di ieri, oggi hanno attaccato 13 volte, è stato colpito uno dei distretti più popolati, Tavriyskyi, nella parte settentrionale della città", ha dichiarato il consigliere regionale Sergii Khlan. Il bilancio è di quattro morti. La pioggia di missili è incessante, spesso mirata alle infrastrutture, da cui i ripetuti blackout. Ma è di solito tempestivo l’intervento da parte ucraina che consente la ripresa rapida dell’erogazione di energia: nell’ultimo caso già a distanza di ore la presidenza ucraina comunicava che "l’elettricità è stata fornita a tutte le regioni del Paese. Per prime le infrastrutture critiche e a partire da ora la connessione alla rete dei consumatori domestici sta procedendo gradualmente".
Intanto resta alto, e concreto, il rischio di un disastro nucleare radioattivo, secondo Petro Kotin, presidente dell’operatore Energoatom: "I regolamenti delle centrali nucleari, dotate di sistemi di sicurezza affidabili, prevedono la disconnessione automatica dalla rete elettrica (in caso di necessità, ndr). Tuttavia, questo non dovrebbe essere rassicurante: c’è un reale pericolo di un disastro nucleare e radioattivo a seguito dei bombardamenti e c’è un enorme rischio di danni alle centrali nucleari", ha detto dopo che ieri è stata attivata la protezione d’emergenza presso tre centrali nucleari ucraine.