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Il supermercato delle armi all’ombra di Hollywood

A Burbank, città americana di 105mila abitanti con 14 negozi di armi, la più alta proporzione del Paese. ‘Durante la pandemia vendite aumentate dell’80%’

Un negozio di armi a Burbank (R. Scarcella)

È un sabato mattina come tanti a Burbank, in California. Le ragazze della squadra di softball si riscaldano in vista della partita, le bariste spingono per farti comprare il cappuccino alla zucca, un artista di strada si trucca sul marciapiede prima di salire, direzione Los Angeles, su un’auto targata "Sadwrld" ("Mondo triste", anche se mancherebbe una "o") e i più affamati iniziano a fare la fila per la carne del leggendario barbecue dell’Handy Market. Quando scoccano le 11, più o meno contemporaneamente, aprono tredici dei 14 negozi di armi della città.

Una sorta di record, visto che Burbank, la cui superficie è poco più della metà di Lugano, ha un negozio che vende armi ogni 1,26 chilometri quadrati. Con 105mila abitanti è la città d’America col più alto rapporto tra negozi e cittadini: uno ogni 7’500. La metà si trova su Magnolia Boulevard, il viale che taglia in due questa sonnolenta città di case basse e giardini ordinati, ognuna con l’auto parcheggiata davanti al garage con appeso il cesto da basket d’ordinanza. Sembra di passeggiare sul set di uno di quei film ambientati in una piccola città americana qualsiasi dove a un certo punto succede qualcosa che scuote la comunità: in effetti qualcosa è successo negli ultimi mesi all’ombra – nemmeno a farlo apposta – di alcuni dei più grandi studios di Hollywood. Proprio a Burbank, infatti, hanno sede alcuni dei più importanti studi di produzione televisivi e cinematografici: Warner Bros., Walt Disney, Abc, Nbc e Universal.

Tutto qui è legato al cinema: l’aeroporto si chiama Bob Hope, in onore di uno dei più grandi comici dell’epoca d’oro di Hollywood, il parco cittadino è dedicato a Johnny Carson, l’anchorman tv per eccellenza, David Letterman prima di David Letterman. Ma nell’aria, più che la polvere di stelle, domina la polvere da sparo.


La pistola di John Wayne (R. Scarcella)

Vendite moltiplicate

Ad accendere la miccia nel posto più esplosivo di tutta la contea di Los Angeles è stata l’apertura, proprio su Magnolia Boulevard, del nuovo, imponente negozio di Gun World, che aveva voglia di allargarsi, e per farlo sapere lo scrive anche sui biglietti da visita: "La più ampia selezione di armi da fuoco di tutta la California del Sud". Gun World è un nome noto in zona dal 1986. Da 22 anni la sua sede è a Burbank, dove ha traslocato già un paio di volte e dove si pubblicizza anche con un altro slogan: "L’amichevole negozio di armi". Sottotitolo: "Noi siamo i vostri vicini, proprietari di un negozio, veterani, mariti e genitori".

Il proprietario, che come prima cosa mi chiede di non divulgare il suo nome e di non scattargli foto, è però amichevole per davvero, e mi lascia andare in giro per il negozio dicendomi di fotografare tutto fuorché i dipendenti, i clienti e i numeri di serie delle armi. Sugli scaffali ci sono armi giocattolo che sono fedeli riproduzioni di quelle vere ("Così i bambini possono divertirsi a montarle e smontarle. E prendono confidenza con l’oggetto", mi dice un inserviente), giubbotti anti-proiettile, munizioni, pistole di ogni tipo e grandezza e fucili d’assalto.

C’è perfino una replica della Colt di John Wayne: costa 3’500 dollari. "Sono oggetti da collezione, non li vendiamo con la stessa facilità delle pistole semi-automatiche, ma hanno un loro mercato", mi spiega il proprietario mentre il negozio inizia a riempirsi: c’è una donna in cerca di una pistola per autodifesa come regalo di compleanno, un cliente abituale – un po’ avanti con l’età – venuto a prendere delle munizioni, un giovane che indugia sui kit di sopravvivenza, uno dei prodotti più richiesti a pandemia in corso. "È stato un periodo strano. Non abbiamo mai venduto così tanto come nel primo anno di pandemia". Tanto, tradotto in percentuali, è in realtà tantissimo: l’80% in più. "Ma non eravate chiusi?". "No, eravamo nella lista dei negozi che vendono beni di prima necessità. Noi, le farmacie, i ferramenta, i supermercati e i drugstore (quei negozietti di quartiere che vendono un po’ di tutto, dai tabacchi ai medicinali, ndr)". "A un certo punto le vendite sono schizzate a tal punto che facevamo fatica a riempire gli scaffali. Lo vedi questo muro? Immaginalo vuoto. Questa era la situazione nel 2020".


Film e munizioni da Ammo&Guns (R. Scarcella)

Il proprietario di Gun World ha anche una spiegazione per questa corsa agli armamenti casalinga: "La gente era terrorizzata, aveva fatto il pieno di generi alimentari, non sapeva cosa sarebbe successo in caso di chiusura da un momento all’altro. C’era la paura dell’ignoto, c’era bisogno di sentirsi sicuri. E, perché no, armati". Questo periodo è coinciso con l’aumento, poi rimasto stabile, dell’acquisto di armi da parte di donne: "Prima eravamo intorno al 2-5%, con il Covid siamo saliti al 10-15%. Molte sono donne che vivono sole o con figli, spaventate e senza un compagno".

Crisi di vocazioni

Mentre scatto un paio di foto al muro su cui sono esposti i fucili, il proprietario mi mostra alcune pistole minuscole, "non in grado di uccidere, ma di far male sì". Mi fa vedere anche altri modelli: "Vedi queste? Stanno diventando introvabili. Le fabbricano in Italia, ma chi le sa fare è sempre più vecchio e alcuni di questi artigiani sono morti per via del Covid. Nessuno là sembra voler imparare il mestiere, e allora ci arrangiamo con queste copie fatte negli Stati Uniti, ma un esperto lo vede subito che non è la stessa cosa". Nonostante gli affari vadano a gonfie vele c’è tempo anche per curiose lamentele: "Qualche anno fa hanno introdotto una tassa comunale dell’1% per tre sole attività, la vendita di armi, i parchi di divertimenti e i giri sul pony. Parchi di divertimenti qui non ce ne sono, pony neanche. Portiamo ricchezza a questa città che viene poi redistribuita alla comunità, eppure c’è chi ci contesta".

Il giorno della protesta

La contestazione che ha scosso e diviso Burbank è nata proprio attorno all’apertura del nuovo negozio di Gun World, lo scorso 25 giugno, quando fuori dalla porta si sono formate due file, quella di chi voleva entrare a curiosare, e quella di chi – con in mano cartelli con scritto "proteggete i bambini, non le pistole" – chiedeva di chiudere Gun World, che si trova a pochi metri da una scuola, e di mettere un limite al numero di negozi di armi in città.

La prima richiesta è stata respinta, ma almeno sulla seconda il sindaco di Burbank ha ceduto, mettendo dapprima una piccola toppa, con una moratoria di 45 giorni sull’apertura di nuovi negozi, poi allargata e rinnovata per un anno. Fino al 24 luglio del 2023 nessuno potrà aprire nuove attività di questo tipo, che negli anni si sono moltiplicate per una ragione molto semplice, la vicina Los Angeles non concede nuovi permessi, mentre la domanda aumenta. Per venire qui in auto ci vogliono 20-25 minuti, quasi la metà del tempo rispetto al tragitto dal centro a Venice Beach.


Lanciamissili usati in vendita (R. Scarcella)

Uscendo da Gun World e passeggiando per Magnolia Boulevard m’imbatto in Guns Direct ("Un negozio orgogliosamente gestito da veterani", si legge all’ingresso), molto più piccolo, quasi un mini-market delle armi. La gentilezza mostrata a quello che era considerato un nuovo cliente diventa ostilità appena mi paleso come giornalista. Il proprietario ripete "non ho nulla da dire" e con ampi gesti mi fa cenno di andare verso la porta: "Non ti azzardare a fare foto".

Le munizioni scarseggiano

Pochi metri più in là c’è Ammo&Guns. La clientela è tutta formata da giovani uomini, tutti bianchi, che sembrano uno il sosia dell’altro, stesso taglio di capelli, abiti simili. Sono tutti rilassati e a loro agio, sfruttano il sabato mattina libero per fare compere, come molti di noi, solo che comprano pistole, munizioni, sagome per esercitarsi al tiro. Il proprietario, David, ha l’atteggiamento opposto rispetto al suo vicino: mi stringe la mano calorosamente, mi dice di fotografare quel che voglio (tranne i numeri di serie) e di togliermi ogni curiosità con uno dei suoi dipendenti, Eric. Se ne va, poi torna sui suoi passi e dice: "Guarda che se scrivi contro le armi poi veniamo a cercarti in Svizzera". Ride, scherza. O almeno così sembra.

Eric è un ex militare dai modi spigliati e dall’aria da boy-scout, orgoglioso di lavorare in un negozio di armi e puntiglioso il giusto nelle spiegazioni. Non fosse che maneggia oggetti che potrebbero uccidermi in meno di un secondo potrebbe sembrare un qualunque zelante venditore di aspirapolvere o lavatrici. Conferma che nei momenti più duri della pandemia si faticava a riempire gli scaffali con nuove armi e dice che "oggi il problema sono le munizioni. Per un periodo hanno scarseggiato, ora i prezzi sono aumentati del 10-20% e continuano a farlo. Se devi comprarle, sbrigati". Ok.


L’interno di un negozio di armi durante Halloween (R. Scarcella)

Sopra le munizioni ci sono poster di film che senza armi non avrebbero una trama: "Mr.&Mrs. Smith", "Tomb Raider", "Io sono Leggenda". C’è anche una foto con dedica di Kiefer Sutherland, l’attore di "24". "Ha preso delle armi qui?" "Sinceramente non lo so, magari abbiamo fornito armi di scena. Ma sono molte le persone in vista che comprano pistole, magari quelle che hanno avuto degli stalker o sono state minacciate. Sono le sole, a parte guardie private e poliziotti, che possono girare armate in California". Per quanto sia facile avere un permesso (di solito bastano due-tre settimane) e comprare un’arma, portarla fuori di casa è un reato, a differenza di altri Stati come il Texas che sposano in pieno quel che è scritto nel famigerato secondo emendamento (che dal 1791 sancisce il diritto di portare con sé le armi. Diritto considerato inviolabile quanto quello di voto e alla libertà di espressione).

La sentenza che divide

"In molti si stanno battendo per avere anche qui la possibilità di girare sempre armati", dice Eric. La sentenza della Corte Suprema del giugno scorso – arrivata curiosamente appena 24 ore prima dell’inaugurazione del maxinegozio di Gun World a Burbank – che, di fatto, apre alla possibilità di possedere un’arma semplicemente dichiarando di "averne bisogno" e poi di portarla praticamente ovunque (rimarrebbero esclusi solo edifici pubblici, ospedali e scuole) fa ancora discutere. JoeBiden si è schierato contro, e anche alcuni Stati come New York, e la stessa California, non vogliono cedere. Hanno i loro buoni motivi, come dice Candace, una delle attiviste che ha organizzato la manifestazione del giugno scorso a Burbank: "La Corte Suprema non può armare un intero Paese basandosi su una cosa scritta più di due secoli anni fa, nel frattempo tante cose sono cambiate".

Un’altra manifestante, Kat Fisher, dice che la figlia ha paura ogni volta che passa davanti al negozio mentre va a scuola: "Non sono contro il diritto di possedere un’arma, la sicurezza prima di tutto. Ma c’è davvero bisogno di un fucile d’assalto?".


Cappelli della polizia in stile Village People da The Supply Sergeant (R. Scarcella)

Affari e bazooka

Alla fine di Magnolia Boulevard, girando a sinistra, c’è The Supply Sergeant, uno di quei negozi americani per definizione: pacchiano e a suo modo irresistibile. All’ingresso c’è un uomo vestito da cowboy a cui chiedo di che Paese sono quelle uniformi con scritto Polizei: "Italia". "Sicuro?". "Ti dico Italia, lo so". No, non lo sa.

Dentro, complice Halloween, ci sono mostri armati in divisa e il più lungo scaffale di kit di sopravvivenza che abbia visto in vita mia (non che ne abbia visti molti). Sembra un luna park per appassionati del genere: mostrine, adesivi, la testa di un manichino con i baffetti alla Village People con sopra un cappello da poliziotto (29 dollari e 95), poster di concerti mischiati a poster di campagne di reclutamento. Ci sono anche dei bazooka e altri oggetti che hanno fatto la guerra. Uno non è in vendita, gli altri sì: c’è uno Stinger del 1981 che è passato dalle Falkland all’Angola fino alla Jugoslavia che viene via con 38mila dollari e anche un missile anti-tank del 1996 che ha visto l’Iraq e l’Afghanistan: con 78mila dollari compri il missile, con 126mila anche la base (riutilizzabile) con cui lanciarlo.

Tutto è ammassato alla bell’e meglio, apparentemente senza un criterio. Sembra che la mercanzia arrivi da un solaio ripulito, non dalla guerra. Uno dei proprietari intanto ribadisce a un cliente l’importanza di possedere un’arma, "per la propria sicurezza". Meno di un anno fa, in uno dei poligoni per esercitarsi di Burbank, un uomo ha rivolto l’arma contro di sé e si è ammazzato. Succede con una certa regolarità. Anche nel vecchio negozio di Gun World un commesso è andato nel retrobottega e si è sparato in testa.

Il cappuccino alla zucca non era male, la carne dell’Handy Market deliziosa, l’auto targata "Sadwrld" l’ho rivista il giorno dopo in una strada dietro Hollywood Boulevard e le ragazze del softball hanno vinto.


Riscaldamento prima di una partita di softball a Burbank (R. Scarcella)

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