Secondo il Viminale gli arrivi sarebbero cresciuti del 64 per cento rispetto al 2021. Anche la Francia abbassa i toni
Ci sono "sfide epocali che non possono essere affrontate dai singoli Stati". È quindi arrivato il tempo che l’Unione europea "sviluppi una grande politica per le migrazioni", perché finora l’Italia è stata penalizzata, con il Canale di Sicilia che è "la principale rotta degli ingressi illegali" nel Continente. Il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi nella sua informativa alle Camere rivendica la strategia del governo Meloni, "ispirata a umanità e fermezza", ribadisce che le navi ong costituiscono un "fattore d’attrazione" dei flussi, ma raffredda la temperatura dello scontro con la Francia, dopo il caso Ocean Viking, che ha creato attriti "assolutamente non voluti dall’Esecutivo".
Una linea dialogante che è stata poi esplicitata da Giorgia Meloni: "in questa materia è molto meglio collaborare che stare a discutere", ha detto da Bali a margine dei lavori del G20. E da Bruxelles arrivano aperture dopo il grande gelo dei giorni scorsi. "Siamo pronti a dare sostegno e ad aiutare in questa situazione", ha assicurato la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson. E la presidenza di turno Ue (Repubblica Ceca) intende procedere sul dossier consultando i singoli Paesi e sulla base di un documento di lavoro che la Commissione dovrebbe mettere sul tavolo.
La Ocean Vikings in navigazione (Keystone)
Mentre la premier francese, Elisabeth Borne, riconosce che le navi ong "fanno un lavoro importante ma una cooperazione più fluida e trasparente con i poteri pubblici è indispensabile". "Non abbiamo nessuna intenzione di venir meno ai doveri di accoglienza e solidarietà, ma in Italia - rimarca il ministro dell’Interno - non si entra illegalmente e la selezione di ingresso non la fanno i trafficanti di esseri umani". Piantedosi rileva come il sistema di accoglienza - 104mila ospiti - sia messo sotto pressione dagli sbarchi, cresciuti del 64% rispetto al 2021 (93mila arrivi) e i prefetti segnalano difficoltà a reperire ulteriori posti. Inoltre, la maggior parte dei migranti "è spinta da motivazioni di carattere economico e, quindi, non ha titolo a rimanere sul territorio nazionale", dal momento che nel 57% dei casi l’esame della domanda di asilo si è concluso con un diniego.
Quanto alle navi ong, l’ex prefetto invoca un "maggior coinvolgimento dello Stato di bandiera dell’imbarcazione: non può essere un soggetto privato a scegliere il Paese dove sbarcare i migranti". Una frecciata il ministro la riserva anche agli "Stati che esortano l’Italia ad accollarsi gli oneri dell’accoglienza, ma sono tra i fautori più intransigenti, in sede europea, del contrasto ai movimenti secondari e tra i principali oppositori al mutamento del regime di asilo di Dublino". Più in generale, serve "una nuova politica europea", visto che il meccanismo volontario di solidarietà per i ricollocamenti ha dato risultati "del tutto insoddisfacenti". Di questo il ministro parlerà già nelle prossime ore nella riunione G7 di Wiesbaden con il commissario Johansson e con gli altri colleghi. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, è per calmare le acque. "Abbiamo posto - spiega - un problema generale. Non è un problema che l’Italia ha con la Francia, noi poniamo un problema politico, di legalità. Non si può prescindere da una solidarietà europea". E "mi sembra che questo grido partito dai Paesi frontalieri del sud cominci ad essere accolto, c’è disponibilità".