la guerra in ucraina

Negoziati: Erdogan ci riprova

Pronto lo scudo missilistico Nato per proteggere i cieli ucraini. Intanto Mosca arresta 12 persone per l’attacco al ponte in Crimea e attacca nel Donetsk

Erdogan e Putin (Keystone)
12 ottobre 2022
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La Turchia ci riprova. Dopo l’accordo sull’export del grano ucraino a luglio e lo scambio di prigionieri, tra cui i famigerati combattenti Azov, il presidente Recep Tayyip Erdogan vuole riaffermare il proprio ruolo di mediatore sull’Ucraina, in un momento in cui la guerra si avvicina a una drammatica escalation, con una proposta che avanzerà direttamente a Vladimir Putin nel loro faccia a faccia domani ad Astana. A rivelarlo è stato il Cremlino, senza per ora alcuna conferma da parte turca, che si è limitata a ricordare di "voler tenere aperta la porta della diplomazia". Ancora poco si sa anche del contenuto dell’iniziativa: "Probabilmente Erdogan proporrà qualcosa in maniera ufficiale", ha annunciato ai media il consigliere diplomatico di Putin, Yuri Ushakov, dicendo di aspettarsi un "colloquio interessante e utile" tra i due leader.

L’attacco

Mosca ha scelto il mercato centrale della città di Avdiivka, nel Donetsk, per ribadire ancora una volta la sua risposta a quello che considera un "atto terroristico" al ponte che collega la Crimea alla Russia saltato in aria nei giorni scorsi e per il quale ha annunciato oggi l’arresto di 12 persone, con il dito puntato contro Kiev. Sul frequentato mercato di Avdiivka, nella mattinata, ha sganciato missili che hanno ucciso almeno sette civili e ne hanno feriti otto: il conflitto che colpisce ancora una volta la vita quotidiana, l’economia, la vitalità stessa del territorio. L’Ucraina non ha tardato a condannare: "Non c’è alcuna logica militare in questo attacco, solo un desiderio sfrenato di uccidere il maggior numero possibile di persone e di spaventarne altre", ha detto il governatore locale Pavlo Kyrylenko.

Il Cremlino ha intanto individuato, chiamandolo per nome, un altro bersaglio: è Kirill Budanov, il capo dell’intelligence militare di Kiev, che ritiene essere "la mente" dietro l’attacco al ponte che collega la Russia alla Crimea. Partendo da qui, l’intelligence russa, l’Fsb ha annunciato 12 arresti fra cittadini russi e ucraini considerati complici nei preparativi dell’attentato. Tre ucraini, due georgiani e un cittadino armeno avrebbero organizzato la consegna di esplosivi dalla Bulgaria prima alla Georgia e poi all’Armenia. Secondo i servizi russi, inoltre, un altro cittadino ucraino e cinque russi identificati avevano preparato falsi documenti per una società inesistente in Crimea per ricevere gli esplosivi. "Un’assurdità", l’ha liquidata Kiev.

Scudo missilistico

C’è stata l’epoca dei tank, quella dell’artiglieria, poi dei missili offensivi e ora è arrivato il tempo dello scudo missilistico per proteggere i cieli ucraini dagli attacchi russi. "È la nostra priorità", ha commentato il segretario generale della Nato in apertura della sesta riunione del gruppo di contatto per l’Ucraina a trazione Usa. Ed è stato proprio il capo del Pentagono, Lloyd J. Austin III, a tirare le somme a fine giornata. "Stiamo facendo il possibile per far avere quanto prima ciò che serve ai nostri amici ucraini". Il punto non è, a quanto pare, una mancanza di volontà. Ma di capacità produttiva. "Dopo anni di sotto-investimenti l’industria bellica non era pronta, la politica aveva altre priorità", spiega una fonte alleata alquanto risentita. Adesso bisogna correre.

Il tema è al centro dell’incontro dei ministri della Difesa della Nato, che inizia questa sera. A modo suo è una pietra miliare poiché i colleghi di Svezia e Finlandia sono presenti, in quanto Paesi invitati a entrare nell’Alleanza; pure l’omologo ucraino Oleksij Reznikov vi prenderà parte. "Abbiamo il processo di pianificazione, abbiamo gli obiettivi di capacità, abbiamo il lavoro sulla standardizzazione e l’interoperabilità: sono strumenti unici della Nato e ci permettono d’impegnarci con l’industria della difesa e di fornire la domanda a lungo termine di cui ha bisogno", ha dichiarato Stoltenberg. Rifornire i magazzini svuotati non è solo decisivo per continuare ad aiutare l’Ucraina in questa fase decisiva della guerra - che "continuerà nel corso dell’inverno", ha assicurato Austin - ma pure per garantire i bisogni interni e collettivi degli alleati.

Certo, chiudere i cieli ucraini non è semplice. Come ha notato il presidente dello Stato Maggiore Usa Mark Milley, serve "un mix di sistemi a corto medio e lungo raggio", integrato coi radar e la catena di comando, con il relativo addestramento di chi lo deve usare. "Non è facile ma è fattibile e ci vorrà un pochino per arrivarci". Il capo dello staff di Volodymyr Zelensky brucia i tempi e su Twitter esulta: "Giornata storica, gli alleati chiuderanno i nostri cieli". Comprensibile. L’Ucraina è stata sconvolta da un’ondata di strike russi come mai dall’inizio della guerra.

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