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Il Partito della birra e i suoi fratelli

Comici, artisti, situazionisti, ogni movimento nato come uno sberleffo ha avuto la sua storia, lunga o breve, comica oppure tragica

Dominik Wlazny, rockstar e leader del Partito della birra (Keystone)
12 ottobre 2022
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Prima del Partito della birra che propone fontane alcoliche nel centro di Vienna c’era il Partito della birra polacco che chiedeva più pinte di qualità e meno vodka scadente. E prima del dottor Marc Pogo, alias del leader (tal Dominik Wlazny) del Partito austriaco della birra, c’era, in Germania, il partito Anarchista del pogo, che proponeva balli scatenati ai concerti punk e pensioni per i giovani, perché è meglio prima godersela, la vita, e poi lavorare da vecchi. Il tutto per la serie "nulla si crea, nulla si distrugge" e talvolta nemmeno si trasforma, soprattutto in politica.

A dimostrarlo è l’8,4%, che sembra il grado alcolico di una pinta robusta e invece è il risultato di Pogo e i suoi seguaci alle presidenziali austriache. Terzo partito più votato e – come sottolineato dallo stesso Pogo – secondo a Vienna e tra gli under 30 (risultato che avrebbe portato il Bierpartei a sfidare il presidente Alexander Van der Bellen al ballottaggio).

Sembra uno scherzo, e infatti lo era, prima di diventare una cosa presa sul serio dai cittadini esasperati dai partiti tradizionali e poi dai candidati stessi, diventati man mano, negli ultimi due anni, politici nelle circoscrizioni locali. Via le tasse alla birra in bar e ristoranti, con balzelli moltiplicati per chi beve la Radler (la birra depotenziata dalla limonata); sussidi pagati in birra (50 litri al mese per gli adulti, 20 per i bambini) e altre amenità, ma anche idee, non da ubriaconi al bar, legate in particolare allo sviluppo dell’arte e della cultura.


Wlazny durante la campagna elettorale (Keystone)

Questo mix di proposte astruse, adolescenziali, di stampo dadaista, e temi sentiti dalla popolazione, ma ignorati dalla politica tradizionale hanno padri più o meno nobili, tentativi più o meno riusciti, o semplicemente scappati di mano. Spesso a capeggiarli sono stati artisti, letterati, situazionisti più o meno consapevoli, negli ultimi anni soprattutto comici (con tutte le sfumature che ne sono seguite, dalla trionfale cavalcata come sindaco di Reykjavik di Jón Gnarr alla commedia all’italiana degli M5S di Beppe Grillo fino alla tragedia ucraina in cui si è ritrovato Zelensky).

Pogo-Wlazny, frontman del gruppo punk-rock Turbobier e laureato in medicina, ama le provocazioni a tal punto da far vaccinare ai concerti i fan della band. Ma è anche un europeista convinto, ecologista e un promotore dell’uguaglianza sociale, grande dimenticata dell’Occidente. Non solo birra, insomma.

Di birra e poco altro parlavano invece gli iscritti del primo Partito della birra, quello polacco, che alle elezioni del 1991, le prime dopo la caduta del Muro, riuscì a far eleggere 11 candidati. Il loro slogan era: "Votateci, non andrà meglio, ma sarà più divertente". Entrati in Parlamento si rivelarono come gli altri dividendosi in due movimenti – quello delle "birre grandi" e quello delle "birre piccole"– e confluendo poi nei partiti tradizionali. Da quell’esperienza nacquero altri partiti della birra: nella morente Cecoslovacchia, in Ucraina e a Rostock nell’ex Germania Est, dove non ebbero alcun seguito. In Russia e Bielorussia, le cose andarono diversamente, con il leader del Partito della birra bielorusso accusato di aver bruciato una bandiera, incarcerato e infine autoesiliato a Praga; in Russia andò anche peggio a uno dei candidati, il giornalista e attivista per i diritti umani Vladimir Pribilovsky, trovato morto in casa in circostanze mai chiarite nel 2016 mentre stava scrivendo un libro su Vladimir Putin.


I fondatori del Partito della birra polacco (Wikipedia)

Un antenato di queste parodie del sistema è del 1911: il suo nome era "Partito per un progresso moderato entro i limiti di legge" e tra i fondatori c’era Jaroslav Hasek, quello che – dopo l’esperienza al fronte nella Prima guerra mondiale – scrisse "Il buon soldato Sc’véik", personaggio letterario che, grazie alla farsa, svela tutte le brutture e ipocrisie della guerra. Il partito di Hasek entrò nella contesa elettorale nel 1913, a Praga, con una serie di comizi (a cui andò anche Franz Kafka) che erano una presa in giro degli altri partiti e con un programma satirico che andava a premere i tasti dolenti dell’ammaccato impero prossimo alla dissoluzione, tra i vari punti: reintroduzione della schiavitù e dell’Inquisizione e alcolismo obbligatorio.

Un partito di successo nato come movimento di protesta è stato quello monarchico indipendentista estone, che – senza spendere un soldo – riuscì a far eleggere otto candidati alle prime elezioni libere del 1991. Il partito agiva cercando di mettere in ridicolo le leggi proposte in Parlamento affossandole per manifesta derisione: riuscirono così a bloccare l’ora di preghiera obbligatoria con una performance dedicata agli dei pagani con tanto di tamburello, e attirarono l’attenzione su alcuni problemi attuando lo sciopero del digiuno, un controsciopero della fame in cui i partecipanti mangiavano continuamente.

Un esperimento fallito, sempre a inizio anni Novanta fu quello del Partito dell’Amore, capitanato dalle due pornostar italiane Cicciolina e Moana Pozzi.

In Svezia c’è stato il Partito di Paperino e soprattutto il Political Party, parodia portata a livelli estremi con la candidatura in Senato nel 2001 di Johan Golden, agitatore di origine caraibica, con lo slogan: ‘Porta il tuo schiavo in Parlamento’, irrisione del razzismo allora latente, esploso vent’anni più tardi con l’affermazione dei Democratici svedesi, xenofobi di destra.


Pubblicità del Lemon Party in Canada (Twitter)

In Spagna c’è il Cori, che vuole spostare la Sagrada Familia da Barcellona alla città di Reus, in Serbia l’Spn, che propone di sopprimere gli anziani per sanare il bilancio pubblico risparmiando in pensioni.

I partiti in bilico tra sberleffo e vera politica abbondano in Canada, dove sono nati il partito dei Wrestler e quello del Rinoceronte, che propone di bandire armi e burro, visto che "fanno male entrambi", e di dichiarare guerra al Belgio perché Tintin in una storia ha ucciso un rinoceronte. Il Lemon Party caldeggia il riscaldamento climatico per fare del Canada un produttore di limoni e vuole abolire sia la Legge di gravità che Toronto.

In Danimarca, infine, il partito dei Pigri, che promette regali di Natale più belli, più balene lungo le coste e mobili rinascimentali all’Ikea. Il loro slogan? "Se lavorare fa bene, perché non ci mandiamo i malati?".

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