Estero

Domani al via i referendum-farsa nell’Ucraina occupata

Comincia la messinscena del voto, con poliziotti porta a porta per ‘sollecitare’ l’annessione alla Russia.

(Keystone)
22 settembre 2022
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Iniziano domani i referendum farsa nelle zone dell’Ucraina occupate dai soldati russi: un voto illegittimo secondo la comunità internazionale (anche la Cina si è espressa contro), il cui obiettivo è quello di consentire alla Russia di Putin di annettersi illegalmente i territori controllati dai propri militari. Il mondo di certo non riconoscerà né il voto né la probabile dichiarazione di annessione da parte del Cremlino, ma a spaventare sono le possibili ripercussioni di questi cosiddetti referendum sul conflitto in Ucraina, dove hanno già perso la vita migliaia e migliaia di persone e si teme una nuova impennata delle violenze, soprattutto dopo la mobilitazione parziale dei riservisti russi annunciata da Putin.

Riconoscendo zone dell’Ucraina come propri territori, il Cremlino potrebbe infatti paradossalmente definire le controffensive delle forze armate ucraine come attacchi alla Russia, ribaltando lo scenario. Non per niente l’ex presidente russo e attuale numero due del Consiglio di sicurezza di Mosca, Dmitry Medvedev, ha affermato che "l’invasione del territorio russo è un crimine che permette di usare tutte le forze di autodifesa", con annesso riferimento alle armi nucleari. Il voto è in programma da domani al 27 settembre nelle zone delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia (Ucraina meridionale) nelle mani dei soldati russi, e nelle aree del Donbass controllate dalle autoproclamate repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk nel sud-est.

I referendum non rispetteranno di certo gli standard democratici. Non solo, infatti, non ci saranno osservatori indipendenti, ma si vota nel bel mezzo di una guerra, con tantissime persone costrette a lasciare le proprie case a causa dei combattimenti. Tra l’altro, la Russia non controlla del tutto nessuna delle quattro regioni ucraine che punta ad annettersi. Non è neanche chiaro come saranno organizzate esattamente queste votazioni, ma appare scontato che il risultato annunciato sarà quello voluto dal Cremlino. I seggi saranno allestiti anche in Russia, dove vivono molti cittadini ucraini in fuga (sebbene la maggior parte di loro, milioni di persone, si sia rifugiata nelle regioni ucraine controllate da Kiev oppure all’estero) e fa riflettere il fatto che – secondo il capo locale dei separatisti – nella regione di Zaporizhzhia i membri delle commissioni elettorali "scortati dalla polizia" andranno di casa in casa per esortare le persone a votare dalla loro abitazione.

LA POLEMICA

Lavrov a Cassis: ‘Tornate neutrali’

Intanto il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, in occasione dell’incontro avvenuto ieri col presidente della Confederazione Ignazio Cassis a New York, ha chiesto alla Svizzera di tornare alla "politica della neutralità". Lo ha scritto il Ministero degli esteri russo su Twitter. La neutralità avrebbe portato la Svizzera al riconoscimento internazionale in anni passati, si legge sul canale ufficiale. Cassis, dal canto suo, ha chiesto a Lavrov di prendere le distanze dai referendum annunciati nei territori ucraini occupati. Preoccupazione è stata anche espressa per le minacce nucleari.

In precedenza il Ministero russo aveva pubblicato – sempre su Twitter – una foto di Cassis e Lavrov che si stringono la mano, un’immagine che ha suscitato polemiche sui social network in Svizzera. Alcuni hanno trovato quei sorrisi particolarmente infelici, anche se altri – tra i quali il presidente liberale Thierry Burkart – hanno fatto notare che certi gesti fanno parte del gioco.

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