La 47enne Truss è data favorita per la corsa a Downing Street dopo le dimissioni di Boris Johnson
È prevista per oggi, lunedì, alle 12.30 locali, le 13.30 in Svizzera, la proclamazione da parte del Comitato 1922 – organismo del gruppo parlamentare Tory – dei risultati del ballottaggio per la successione al dimissionario Boris Johnson come leader del Partito conservatore britannico (maggioritario alla Camera dei Comuni) e, da domani, automaticamente anche come primo ministro.
Tutte le previsioni indicano da settimane la vittoria di Liz Truss, 47 anni, titolare degli Esteri in carica, su Rishi Sunak, cancelliere dello Scacchiere fino a luglio, quando con le sue dimissioni dal governo contribuì a far precipitare la crisi interna alla parrocchia Tory innescata dall’onda lunga del Partygate e di altri scandali verso l’uscita di scena di BoJo.
Fedele finora a Johnson, ma meno coinvolta in controversie personali (e per altro verso meno carismatica e popolare di lui), Truss ha faticato ad arrivare al ballottaggio nel corso degli scrutini preliminari condotti inizialmente fra i deputati conservatori per scremare una decina di pretendenti. Ed è rimasta in quella fase dietro il 42enne Sunak, di origini familiari indiane, la cui ascesa a Downing Street avrebbe rappresentato il primo caso di un premier britannico proveniente da una minoranza etnica dell’ex impero.
Ma stando ai sondaggi lo ha poi scavalcato nettamente nel duello finale affidato al voto postale della base militante dei circa 200’000 iscritti al partito: corteggiati con un programma a tutta destra che – almeno sulla carta – promette tagli di tasse a pioggia e slogan thatcheriani contro la redistribuzione delle ricchezze in politica economica a dispetto di crisi e inflazione; mentre conferma la linea dura johnsoniana (con toni ancora meno diplomatici) sia contro la Russia di Vladimir Putin in Ucraina sia in qualche misura nella sfida all’Ue su dopo Brexit e Irlanda del Nord.
Non mancano tuttavia fattori di debolezza per la terza premier donna in pectore del Regno Unito, tutt’altro che popolare per ora nel più vasto elettorato del Paese in tempi di crisi economica e già minacciata da potenziali fronde nello stesso gruppo Tory ai Comuni secondo il tabloid filo-laburista Mirror (che addirittura non esclude una congiura per ri-sostituirla con Johnson entro fine anno). Mentre il Labour la sfida fin d’ora a sottoporsi al vaglio della legittimazione popolare attraverso elezioni anticipate che al momento Truss esclude, ma a cui la scarsa unità interna al suo partito potrebbe in ultimo obbligarla.