L’impianto, il più grande d’Europa, era stato ‘totalmente scollegato’ dalla rete nazionale ucraina. Putin mobilita altri 137mila uomini.
Roma – La centrale nucleare di Zaporizhzhia è sempre più esposta alla guerra, con il rischio di un disastro di proporzioni inimmaginabili. Il nuovo segnale di allarme è arrivato quando l’impianto si è disconnesso dalla rete elettrica ucraina, per la prima volta in 40 anni di attività. Tra le accuse reciproche di Mosca e Kiev di aver provocato l’incidente con i continui bombardamenti sulla zona. Il collegamento, dopo alcune ore, è stato ripristinato, ma gli esperti temono che di questo passo la sicurezza del sito possa venire compromessa.
A questo punto la speranza, espressa dal direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, è che la sua agenzia possa ispezionare l’impianto «a giorni». La preoccupazione maggiore è che i meccanismi di sicurezza possano saltare se l’impianto perdesse tutta la sua potenza.
A Mosca intanto Vladimir Putin ha risposto firmando un decreto per aumentare gli effettivi delle forze armate di 137mila unità, per arrivare a oltre 1 milione e 150mila, una crescita del 10%. Il presidente russo può contare anche sulla sempre più stretta partnership con la Cina. Pechino ha comunicato che l’interscambio con Mosca toccherà un nuovo record quest’anno, e soprattutto si stanno ultimando i preparativi per le imminenti esercitazioni militari congiunte.
L’‘Economist’, infine, traccia un bilancio delle sanzioni, negativo per l’Occidente: dopo un primo momento di sbandamento, l’economia russa si è stabilizzata, il colpo del ko non c’è stato, "mentre in Europa la crisi energetica potrebbe innescare una recessione".