Le parole di Francesco dopo l’arresto del vescovo Álvarez Lagos. Il regime di Daniel Ortega da mesi ha messo la Chiesa sotto scacco
La situazione in Nicaragua è sempre più difficile per la Chiesa e oggi è arrivato l’appello del Papa: "Seguo da vicino con preoccupazione e dolore la situazione creatasi in Nicaragua che coinvolge persone e istituzioni. Vorrei esprimere la mia convinzione e il mio auspicio che per mezzo di un dialogo aperto e sincero si possano ancora trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica", ha detto all’Angelus chiedendo di pregare Dio affinché "ispiri nel cuore di tutti tale concreta volontà".
Il regime di Daniel Ortega da mesi ha messo la Chiesa sotto scacco. Tra le prime mosse la cacciata del Nunzio, l’ambasciatore del Papa, a marzo di quest’anno. Poi l’espulsione di ordini religiosi tra i quali le suore di Madre Teresa. In queste ore poi l’arresto di un vescovo, monsignor Rolando José Álvarez Lagos, titolare della Diocesi di Matagalpa. Papa Francesco auspica che la Chiesa locale possa perdonare tutto questo: "Gesù ci esorta a entrare per la porta stretta, che vuol dire seguirlo nell’amore, come fa chi soffre a motivo della fede, ma continua a pregare e ad amare, rispondendo al male con il bene e trovando la forza di perdonare", ha detto commentando il Vangelo di oggi.
Molte delle conferenze episcopali del mondo, compresa la Cei, stanno lanciando appelli affinché sia garantita la libertà di culto.
Le aggressioni contro sacerdoti e religiosi sono cominciate nell’aprile del 2018, nell’ambito di una profonda crisi sociale e politica. "Sono stati anche annullati i permessi di soggiorno dei sacerdoti stranieri ed espulsi 101 gruppi di beneficenza – riferisce il direttore di Acs-Italia Alessandro Monteduro – tra cui le suore appartenenti alla Congregazione di Madre Teresa di Calcutta. In questo clima oppressivo, l’accusa che viene mossa alla Chiesa cattolica è di tentare una riconciliazione tra il governo e l’opposizione".
"È divenuta bersaglio di attacchi e rappresaglie anche per aver dato rifugio nei suoi edifici a manifestanti che chiedevano il rilascio dei prigionieri politici". Emblematiche le motivazioni che la polizia sandinista ha dato in merito all’arresto di mons. Rolando José Álvarez: viene richiamata l’esigenza di "recuperare la normalità per la cittadinanza e le famiglie di Matagalpa". Le giornate di preghiera, i rosari e le trasmissioni attraverso i social network sono stati considerati "attività destabilizzanti e provocatorie", per le quali si è "resa necessaria l’operazione di ordine pubblico".