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Si stringe cerchio su Trump, Giustizia Usa accelera

Sentiti i testimoni per mettere sotto accusa tycoon per l’assalto a Capitol HIll del 6 gennaio 2021

Donald Trump (Keystone)
27 luglio 2022
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"Avanti senza paura e senza favori" nel decidere se Donald Trump dovrà essere formalmente accusato dei reati legati all’assalto del 6 gennaio e per i tentativi di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020. Sempre più sotto pressione per l’avvicinarsi del voto di novembre e per la possibile candidatura del tycoon nel 2024, il ministro della Giustizia americano delinea così i principi della sua azione. E lo fa mentre l’indagine federale sull’assalto al Congresso - quella "a più ampio raggio della nostra storia" spiega Merrick Garland - sembra accelerare stringendo il cerchio sull’ex presidente.

Di recente il Dipartimento di Giustizia ha infatti chiesto direttamente ai testimoni di descrivere davanti a un grand jury il ruolo giocato da Trump nei tentativi di capovolgere il risultato delle elezioni, segnalando così - secondo quanto riportato dai media americani - come l‘indagine federale da tempo in corso sull’insurrezione si sta muovendo verso una fase più aggressiva e politicamente difficile e tesa. Le prove raccolte dalla commissione di indagine del Congresso sull’assalto del 6 gennaio hanno portato alla ribalta diversi elementi sul ruolo dell’ex presidente nei tentativi di capovolgere la sua sconfitta alle urne contro Joe Biden. Prove che non hanno però cambiato l’atteggiamento del Dipartimento di Giustizia, caratterizzato da mesi dal massimo riserbo e da una evidente riluttanza ad ammettere anche solo di discutere del ’caso Trump’.


Uno dei protagonisti dell’assalto, Jake Angeli (Keystone)

Diritto di indagare

Pur segnalando un’accelerazione, la richiesta di informazioni a testimoni del cerchio ristretto dell’ex presidente non significa che il Dipartimento di Giustizia abbia aperto un’indagine penale contro l’ex presidente, una mossa che avrebbe enormi ramificazioni politiche e legali. "Il Dipartimento di Giustizia si sta muovendo rapidamente e intende portare davanti alla giustizia tutti coloro che sono penalmente responsabili per le interferenze a un pacifico trasferimento di potere da un’amministrazione a un’altra", spiega Garland ribadendo di avere il diritto di indagare e perseguire chiunque a patto che ci siano prove. Con l’avvicinarsi delle elezioni di metà mandato la pressione su Garland sta aumentando, soprattutto da parte della commissione di inchiesta sul 6 gennaio che, comunque, non ha ancora deciso se raccomandare o meno al Dipartimento di Giustizia di avviare un’indagine nella speranza di incriminare Trump. "Sta alla commissione decidere. Non penso comunque che lo stile e la modalità con cui cui le informazioni sono presentate" dalla commissione "abbia un particolare significato dal punto di vista legale - mette in evidenza Garland -. Non è per sminuirla o screditarla. Noi abbiamo la nostra indagine che portiamo avanti sulla base dei principi dell’accusa".

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