Estero

“Trump mobilitò estremisti, assalto a Capitol Hill premeditato’

Secondo la commissione d’indagine c’era un rapporto diretto tra l’entourage dell’ex presidente e i gruppi di estrema destra come Proud Boys e Oath Keepers

L’invasore più famoso, Jake Angeli (Keystone)
12 luglio 2022
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C’era un rapporto diretto tra l’entourage di Donald Trump - non nuovo ai flirt con i suprematisti bianchi - e i gruppi di estrema destra come Proud Boys, Oath Keepers e Three Percenters che assaltarono il Congresso il 6 gennaio 2021 per ribaltare l’esito del voto: è il fil rouge della settima udienza pubblica della commissione d’indagine parlamentare.

I legami con i gruppi estremisti, documentati anche da messaggi criptati, passarono attraverso figure come quelle dell’ex consulente Roger Stone e dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, nonché dell’ex stratega Steve Bannon, in attesa di processo per oltraggio alla Camera per il suo rifiuto di testimoniare in aula. La commissione ‘6 gennaio’ ha raccolto prove che i vari gruppi di estrema destra volevano protestare contro l’insediamento di Joe Biden.

Il tweet incendiario

Ma a saldare la loro alleanza fu un incendiario tweet di Trump del 18 dicembre 2020, in cui, dichiarando "statisticamente impossibile" la sua sconfitta alle elezioni di novembre, invitava i sostenitori a partecipare al comizio che sarebbe poi sfociato in rivolta: "Grande protesta a D.C. il 6 gennaio. Venite, sarà folle!". Quel cinguettio, secondo la commissione, fu "apertamente omicida" e "servì come chiamata all’ azione, in alcuni casi come chiamata alla armi, per molti dei supporter più leali di Trump". E che non fosse un appello spontaneo ma una deliberata strategia decisa in anticipo lo prova una bozza del tweet scritta dallo stesso Trump, conservata negli Archivi nazionali e mostrata in udienza.


Trump sullo schermo durante i lavori della commissione (Keystone)

Alcuni organizzatori del comizio del 6 gennaio sapevano del piano per attaccare il Congresso, tanto che uno di loro, Kylie Kremer, avvisò che il presidente a breve avrebbe sollecitato "inaspettatamente" di marciare sul Capitol. Tra le deposizioni registrate quella dell’ex avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone, che ha corroborato le scioccanti accuse di Cassidy Hutchinson, l’ex braccio destro dell’allora chief of staff Mark Meadows, e ha messo in fuorigioco il suo ex boss sulle accuse di brogli: "Non c’erano evidenze sufficienti per ribaltare l’esito del voto, avrebbe dovuto riconoscere la sconfitta". Il legale ha inoltre definito una "terribile idea" per il Paese la proposta di alcuni consiglieri dell’allora presidente di sequestrare le macchine che processavano le schede elettorali, discussa in una "folle" riunione alla Casa Bianca il 18 dicembre tra insulti, urla e caos, come hanno raccontato alcuni testimoni. Cipollone ha infine concordato che Mike Pence "non aveva l’autorità legale per ribaltare il voto", contraddicendo Trump.

Doccia scozzese

Una doccia scozzese per l’ex presidente, che recentemente si è spinto anche a telefonare (invano) a un misterioso testimone non ancora sentito, rischiando ora un’indagine per tentata corruzione, come ha rivelato la commissione. Il tycoon ora è sempre più tentato di annunciare la sua (terza) candidatura alla Casa Bianca già in luglio, con un anticipo senza precedenti per un candidato presidenziale. Lo scopo è evidente: spegnere le giovani stelle emergenti repubblicane, come il governatore della Florida Ron DeSantis, congelare i donatori del Gran Old Party, ipotecare il suo dominio sul partito e difendersi meglio dalle accuse delle inchieste sui suoi tentativi di ribaltare il voto, a partire da quella della Camera, attaccandola come una indagine politica contro un avversario elettorale.

L’indagine comincia a pesare anche sui sondaggi: secondo una rilevazione New York Times-Siena College, il 64% di elettori repubblicani sotto i 35 anni e il 65% di quelli che hanno almeno una laurea voterebbero contro di lui in eventuali primarie presidenziali, dove tuttavia resta per ora il frontrunner con il 49% delle preferenze, davanti a DeSantis (25%). I repubblicani tremano all’idea che il tycoon annunci la sua nuova discesa in campo prima di Midterm perchè - come sottolinea in un editoriale anche il Wsj - rischia di distogliere l’attenzione dai numerosi problemi di Joe Biden, compromettendo la loro ottima possibilità di riconquistare l’intero Congresso. Sarebbe invece il sogno dei dem, che tuttavia vorrebbero cambiare cavallo per la Casa Bianca, anche se in un sondaggio del Nyt Biden batterebbe ancora Trump 44% a 41%.

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