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Paradosso Dem: finanziano i trumpiani per vincere alle Midterm

Strategia adottata perché considerati avversari troppo estremisti e quindi ‘più vulnerabili’. Il Washington Post: ‘Strategia pericolosa per la democrazia’

Trump con il fedelissimo Darren Bailey (Keystone)
30 giugno 2022
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L’ultima strategia dei democratici per vincere il voto di Midterm? Interferire in alcune primarie repubblicane favorendo a colpi di decine di milioni di dollari la campagna degli "ultra Maga", i candidati estremisti e cospirazionisti di fede trumpiana, ritenuti più facili da battere nelle elezioni di novembre in certi collegi. Insomma, giocare sporco per scegliersi l’avversario apparentemente più vulnerabile, anche se incarna posizioni che minano la democrazia. Una mossa politicamente e moralmente controversa, che ha sollevato più di qualche critica dopo le ultime tornate di primarie.

Soccorso esterno (interessato)

Qualche esempio di ‘manina’ esterna? In Illinois il senatore statale Darren Bailey ha vinto le primarie repubblicane per la carica di governatore dopo che il governatore democratico uscente J.B. Pritzker (facile vincitore della competizione interna al suo partito) e l’associazione dei governatori democratici hanno speso ben 30 milioni di dollari per aiutarlo. Poco importa se Bailey, forte dell’endorsement di Trump, ha guadagnato notorietà opponendosi alle misure anti Covid, sostenendo il bando dell’aborto nello Stato e l’estromissione di Chicago dall’Illinois.

Peggio ancora in Pennsylvania, swing state chiave nelle presidenziali, dove il senatore Doug Mastriano, uomo di Trump e sostenitore delle sue bugie sui brogli elettorali, ha vinto la nomination alla carica di governatore: lui ha speso 370 mila dollari in spot tv ma il suo rivale dem, Josh Shapiro, ne ha sborsati 840 mila per contribuire al suo successo. Nel 2020 Mastriano spinse perché il parlamento della Pennsylvania nominasse elettori alternativi a favore di Trump, anche se Biden aveva vinto il voto popolare di quello Stato. Se quest’anno vincesse le elezioni, potrebbe scatenare una crisi costituzionale nel 2024 tentando di impedire l’invio al Congresso di elettori democratici, contro la volontà degli elettori. E, anche se perdesse, avrà comunque una piattaforma da cui seminare i suoi veleni.

Le critiche

Tutti casi segnalati dal Washington Post in un duro editoriale del board che attacca la strategia dem, definendola "non solo spudorata ma anche pericolosa". "È la democrazia stessa nelle urne nelle elezioni di quest’anno. Il Paese ha bisogno di una larga coalizione per sconfiggere candidati che aiuteranno l’ex presidente Donald Trump, o un altro politico del suo stampo, a tentare nuovamente un colpo di stato nel 2024", si legge nell’editoriale. Secondo il quotidiano della capitale, con la loro mossa "i democratici hanno aiutato fanatici trumpiani ad avvicinarsi a cariche da cui potrebbero minacciare direttamente la democrazia della nazione".

Una democrazia che nel 2020 è "sopravvissuta perché abbastanza repubblicani in posizioni di responsabilità rifiutarono di agire sulla base delle menzogne di Trump". Senza dimenticare che i dem furono contenti nel 2016 quando il tycoon conquistò la nomination repubblicana, pensando a una gara facile contro un populista incompetente, che poi tuttavia vinse. "Se i dem credessero davvero che Trump e quelli che abbracciano le sue bugie costituiscano una minaccia esistenziale per la democrazia - e c’è una buona ragione per crederlo - dovrebbero unirsi a persone di qualunque convinzione politica o ideologica per tenerli il più lontano possibile dalle cariche pubbliche. Invece hanno favorito gli svitati", conclude l’editoriale.

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