stati uniti

La Corte Suprema Usa piccona anche la lotta per il clima

La Casa Bianca: ‘Decisione devastante per l’ambiente’

Protesta ambientalista in Califoria (Keystone)
30 giugno 2022
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A Madrid l’uomo più potente del mondo, che ha traghettato la Nato verso una nuova fase, in patria un presidente sotto attacco. Joe Biden ha subito l’ennesimo duro colpo dalla Corte Suprema. Nella sua ultima sentenza prima della chiusura estiva, il massimo tribunale americano ha stabilito un forte limite ai poteri dell’Agenzia federale per l’ambiente e, di conseguenza, a quelli dell’amministrazione nella lotta al cambiamento climatico entrando di nuovo a gamba tesa nella politica americana, a pochi giorni dalla scioccante decisione sull’aborto e proprio nelle ore in cui Ketanji Brown ha prestato giuramento, diventando la prima afroamericana nella Corte Suprema.

La sentenza sull’ambiente rispondeva a una causa intentata da un gruppo di stati repubblicani assieme ad alcune grandi compagnie del carbone. Con la solita maggioranza di 6 a 3, i ‘saggi’ hanno stabilito che l’Agenzia per l’ambiente non può fissare i limiti sulle emissioni dalle centrali elettriche a carbone. Restrizione notevole se si considera che producono il 20% di tutta l’elettricità degli Stati Uniti. Una decisione "devastante" che "fa arretrare il Paese", l’ha attaccata la Casa Bianca annunciando battaglia. "Sebbene la sentenza rischi di danneggiare la nostra capacità di combattere il cambiamento climatico, il presidente Biden non esiterà a usare tutto ciò che è in suo potere per proteggere la salute pubblica e affrontare la crisi ambientale. I nostri avvocati studieranno la sentenza con attenzione", ha avvertito l’amministrazione.

Obama: ‘Passo indietro’

Per il ministro della Salute, Xavier Becerra, la mancata regolamentazione delle emissioni dalla centrali rischia di provocare "un disastro per la sanità pubblica", mentre l’ex presidente Barack Obama l’ha definita "un grave passo indietro". Dura la reazione della Speaker della Camera, Nancy Pelosi che ha accusato i giudici di essere "pro-inquinamento" e "scagnozzi dei repubblicani". Delusione anche all’Onu che ha parlato di "una battuta d’arresto nella nostra lotta contro il cambiamento climatico".

Entusiasta invece il fronte dei repubblicani e della lobby del carbone con il governatore del Texas, Gregg Abbott che ha salutato la mossa come "una vittoria contro un’amministrazione fuori controllo" e "una grande successo per gli americani preoccupati dei costi energetici alle stelle".

Caso migranti

Prima di chiudere i battenti per qualche mese la Corte Suprema ha anche stabilito che l‘amministrazione può abolire le misure varate dal predecessore Donald Trump per porre un limite all’arrivo dei migranti dal Messico. Era stato Biden stesso a denunciare che il provvedimento ’Remain in Mexico’, l’obbligo dei richiedenti asilo di restare in patria fino a che le loro pratiche non fossero state espletate, poneva i migranti in una condizione di rischio. Ma la decisione dei saggi apparentemente a favore del presidente in realtà potrebbe rivelarsi una polpetta avvelenata. Se Biden deciderà di aprire le frontiere potrebbe trovarsi di fronte a un flusso caotico e difficile da gestire, se invece dovesse mantenere le restrizioni del suo predecessore sarà attaccato da democratici, attivisti e parte del suo elettorato. Si vedrà.

Presidente al contrattacco

Per il momento la preoccupazione più grande del presidente resta l‘aborto, tema al centro anche della conferenza stampa a Madrid. Biden è tornato ad attaccare la Corte Suprema accusandola di un "comportamento oltraggioso" e ha ribadito al Congresso l’appello a trasformare in legge la sentenza ‘Roe v Wade’. Un obiettivo così importante che il presidente si è detto pronto a cambiare le regole del Senato affinché’ ciò avvenga sospendendo la regola dell’ostruzionismo, il cosiddetto ‘filibuster’ a cui l’opposizione può appellarsi per chiedere che una legge abbia almeno 60 senatori a favore.