Estero

I Républicains chiudono a Macron, impasse in Francia

Il presidente avvia le consultazioni per trovare la maggioranza, ma si scontra con il primo muro. I gollisti: ‘Non siamo la stampella di nessuno’

Emmanuel Macron (Keystone)
21 giugno 2022
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"Non siamo la ruota di scorta" di Emmanuel Macron: a due giorni dalla debacle della maggioranza presidenziale nelle elezioni legislative i Républicains (Lr), divenuti ago della bilancia della vita politica d’Oltralpe, chiudono per ora all’ipotesi di un patto di coalizione con i macronisti per governare il Paese. La Francia è nell’impasse. Come consuetudine dopo le elezioni legislative, la premier Elisabeth Borne ha rassegnato questa mattina le dimissioni, subito respinte dal presidente, affinché il "governo possa rimanere in carica e agire in questi giorni", ha precisato l’Eliseo. Dopo i ballottaggi di domenica e il successo delle opposizioni, dall’unione delle gauche guidata da Jean-Luc Mélenchon (Nupes) all’estrema destra di Marine Le Pen (Rassemblement National), la Francia vive giorni politicamente convulsi.

Macron si ritrova senza una maggioranza assoluta al Palais Bourbon, un fatto raro nel sistema semi-presidenziale alla francese - la cosiddetta Quinta Repubblica - dove la cultura del compromesso con altre forze politiche è meno sviluppata rispetto a democrazie parlamentari come l’Italia o la Germania, fatta eccezione per i periodi di cosiddetta coabitazione. Per uscire dall’angolo, il presidente rieletto il 24 aprile per un secondo quinquennato all’Eliseo nel ballottaggio contro Le Pen ha avviato da questa mattina le necessarie consultazioni politiche per individuare "possibili soluzioni costruttive al servizio dei francesi".

Il primo a varcare il pesante portone dell’Eliseo è stato il presidente dei Républicains, Christian Jacob, che però ha subito escluso qualsiasi patto di coalizione con la maggioranza di Ensemble!. "Ho ribadito al presidente che entrare in ciò che potrebbe essere un tradimento dei nostri elettori è escluso", ha dichiarato al termine del colloquio con Macron, aggiungendo: "Abbiamo fatto campagna dall’opposizione, restiamo all’opposizione in modo determinato ma responsabile".


Christian Jacob, leader dei Républicains (Keystone)

Già prima del faccia a faccia, l’esponente repubblicano aveva definito i toni della giornata. "Non abbiamo intenzione di diventare la stampella o la ruota di scorta" della maggioranza, aveva avvertito su radio France Inter, rifiutando "intrallazzi" o "inciuci". Dopo Jacob, è stato il turno del segretario socialista (Ps) aderente alla Nupes, Olivier Faure, che si è detto "disposto" a "progredire" insieme se l’esecutivo adotterà misure in favore del potere d’acquisto, in particolare un innalzamento del salario minimo.

Previsti nell’agenda del presidente altri faccia a faccia con Marine Le Pen - ormai forte di 89 deputati all’Assemblée, un record per l’ex Front National - e con altri esponenti Nupes: dal leader comunista, Fabien Roussel (Pcf), all’ecologista Julien Bayou (Eelv) a responsabili della France Insoumise di Mélenchon (Lfi). Tra l’altro, il partito della gauche radicale che sogna di formare un gruppo unico in parlamento con gli alleati della Nupes (Ps, Pcf e Eelv al momento contrari) intende depositare una mozione contro l’attuale governo il 5 luglio. La Francia vive insomma giornate politicamente sempre più incerte.

La coalizione centrista di Macron, che per il primo mandato (2017-2022) poteva contare sulla maggioranza assoluta (la soglia minima è di 289 deputati) conserva appena 245 seggi nel voto di domenica su un totale di 577. Al secondo posto la Nupes con 150 seggi, seguita dal Rassemblement National (89) e dalla destra repubblicana (61).

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