Estero

Taiwan indipendente? Cina: ‘Sarà guerra’

Lo ha dichiarato il ministro della difesa cinese Wei Fenghe, nell’incontro con la controparte americana Lloyd Austin

Il ministro della difesa cinese
(Keystone)

La Cina "non esiterà a iniziare una guerra" se Taiwan dichiarerà l’indipendenza o "se qualcuno osa dividerla dalla Cina": il ministro della Difesa Wei Fenghe non ha usato mezzi termini e ha affondato il colpo nel primo incontro in persona con la controparte americana Lloyd Austin, nel mezzo delle tensioni internazionali per l’aggressione militare della Russia ai danni dell’Ucraina. Non era difficile, del resto, prevedere che la questione dell’isola, la linea rossa per Pechino nei rapporti con Washington, avrebbe impegnato gran parte dell’ora di faccia a faccia tra i due a margine dello Shangri-La Dialogue di Singapore.

Austin ha sollecitato la controparte ad astenersi "dall’attuare ulteriori azioni destabilizzanti nei confronti di Taiwan", viste le numerose incursioni aeree nello spazio di difesa dell’isola e le altre pressioni militari. Ma Taipei, ha rincarato Wei, "è parte della Cina e il principio della ‘Unica Cina’ è il fondamento politico delle relazioni sino-americane: è impossibile usare Taiwan per controllare la Cina". Il governo e l’esercito di Pechino, ha riferito una nota, "distruggeranno ogni tentativo d’indipendenza di Taiwan e salvaguarderanno la riunificazione".

Ucraina, pericoloso precedente

La vicenda dell’Ucraina ha creato un pericoloso precedente e ha aumentato la percezione delle minacce in tutta l’Asia, rendendo calamità geopolitiche prima ritenute improbabili ora come possibili. Taiwan, in questo scenario, è il potenziale punto più critico nella regione lacerata da tensioni per le rivendicazioni di Pechino nel mar Cinese meridionale e orientale a spese dei Paesi vicini. Prima dell’Ucraina, l’intelligence Usa riteneva possibile un’invasione cinese dell’isola in 6-10 anni. Nel 2019, il presidente Xi Jinping espose il suo piano in modo chiaro dicendo di "non rinunciare all’uso della forza e riservandosi la possibilità di prendere ogni misura necessaria" per la riunificazione e per "proteggersi da interferenze esterne, numero esiguo di separatisti e dalle loro attività per l’indipendenza di Taiwan".

Il Giappone sul chi vive

In Asia, il Giappone è tra i più convinti sostenitori di Taipei: il premier Fumio Kishida, nel discorso d’apertura al dialogo di Singapore, ha parlato di sicurezza nella regione e dell’Indo-Pacifico "libero e aperto". "L’Ucraina di oggi potrebbe essere l’Asia Orientale domani", ha ammonito, assicurando di voler "rafforzare fondamentalmente le capacità di difesa del Giappone entro i prossimi cinque anni". Negli assetti in via di definizione nell’Indo-Pacifico le alleanze hanno un ruolo sempre più strategico: il Quad, il gruppo informale sulla sicurezza composto da Usa, Australia, Giappone e India (che è defilata nella condanna della Russia), ha deciso nella riunione di Tokyo di varare una sorveglianza ad ampio raggio nella regione, anche contro la pesca illegale, con Pechino nel mirino. Il tentativo cinese di espandere la sua influenza nel Pacifico meridionale è stato stoppato agli inizi del mese, ma Usa e alleati dovranno fornire una controproposta convincente per evitare che gli Stati insulari cedano in futuro alle sirene di Pechino.

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