Un sondaggio rivela che solo l’8% è rimasto sorpreso dall’accaduto. La maggior parte prevede un incremento del fenomeno razzista.
Il 75% degli afroamericani negli Stati Uniti sono preoccupati che loro o qualcuno a loro vicino saranno attaccati per il colore della pelle. È il risultato del sondaggio Washington Post-Ipsos condotto dopo la strage a Buffalo commessa da un suprematista bianco 18enne che ha ucciso dieci persone.
L’inchiesta rivela anche che la maggior parte della comunità è "rattristata" e "arrabbiata" per gli attacchi, ma solo l’8% afferma di essere "sorpreso". Anche prima dell’attentato a Buffalo, secondo altri sondaggi, gli afroamericani consideravano il razzismo come la minaccia più grande nei loro confronti.
Adesso solo il 10 per cento ritiene che il problema migliorerà nel corso della propria vita, mentre una maggioranza del 53 per cento è convinta che peggiorerà. Quasi sette afroamericani su 10 pensano inoltre che almeno la metà dei bianchi negli Stati Uniti crede in qualche modo nel suprematismo.
Ci sono una serie di fattori che contribuiscono ai crimini d’odio contro le persone scure di pelle negli Stati Uniti secondo gli intervistati: per il 63% l’accesso alle armi è una delle ragioni principali, per il 57% sono la "famiglia e l’educazione". Per poco più della metà, il 52%, sono i social media a favorire attacchi razzisti", il 46% cita i politici e il 45% la scuola. A due anni dall’uccisione di George Floyd da parte di un agente bianco a Minneapolis, inoltre, l’80% è convinto che la polizia sia più ingiusta nei loro confronti rispetto ai bianchi.