Estero

Assange, emesso l’ordine d’estradizione. Ora palla al governo Uk

L’attivista rischia negli Usa una pesante condanna per aver contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi da forze americane

(Keystone)
20 aprile 2022
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Si avvicina sempre di più l’estradizione negli Usa per Julian Assange. La Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso l’ordine formale. Salvo un ricorso dell’ultimo minuto presso l’Alta Corte, spetta ora alla ministra degli Interni, Priti Patel, dare il suo via libera finale (ritenuto scontato) al trasferimento dell’attivista australiano negli Stati Uniti.

Negli Usa rischia una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e Afghanistan. Il placet della ministra è previsto entro un termine massimo di 28 giorni.

Il mese scorso la giustizia britannica aveva negato ad Assange il ricorso alla Corte suprema contro il via libera all’estradizione.

Breve udienza

L’ordine di estradizione nei confronti del fondatore di Wikileaks è stato emesso durante una breve udienza, durata solo sette minuti, dal giudice Paul Goldspring. "In parole povere, ho il dovere di inviare il caso al ministro per una decisione", ha affermato il magistrato.

Assange non era presente in aula ma collegato in videoconferenza dal carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh dove è rinchiuso da tre anni.

La decisione finale sull’approvare il trasferimento negli Usa, che appare scontata se si pensa agli stretti rapporti di Londra con l’alleato americano. È infatti del tutto improbabile che Patel possa negarla ad esempio per una questione relativa ai diritti umani. Resta la possibilità da parte dei legali di Assange di un ricorso all’Alta corte di Londra. Le probabilità di successo sono però ridotte al minimo dopo il lungo iter legale della magistratura britannica e soprattutto il fatto che il mese scorso la Corte suprema si era rifiutata di riesaminare il caso.

Fuori dal tribunale di Westminster alcuni attivisti di Wikileaks hanno protestato chiedendo di non estradare l’attivista negli Usa. Assange era riuscito a sposarsi il 23 marzo in carcere con l’avvocatessa sudafricana Stella Morris, la compagna che gli ha dato due figli durante il periodo d’asilo nell’ambasciata ecuadoriana, oggi presente all’udienza nello spazio dedicato al pubblico.

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