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Attentati a Parigi, parla Salah Abdeslam: ‘Rinunciai a uccidere’

Esce dal silenzio il principale imputato al maxiprocesso per le stragi jihadiste a Parigi nel 2015 e unico superstite del commando che uccise 130 persone

Abdeslam Salah durante il processo (Keystone)
30 marzo 2022
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Salah Abdeslam, principale imputato al maxiprocesso per le stragi jihadiste a Parigi nel 2015 e unico superstite dei commando che uccisero 130 persone tra lo Stade de France, il Bataclan e i locali del centro della capitale francese, è uscito dal silenzio per ribadire che nella sera degli attentati rinunciò a farsi esplodere per uccidere un massimo di persone come gli altri terroristi. "Non mi sono spinto fino in fondo. Rinunciai ad attivare la mia cintura (esplosiva) non per vigliaccheria, non per paura, ma perché non volevo, è tutto", ha dichiarato Abdeslam in risposta alla domanda di un’avvocatessa delle parti civili, Claire Josserand-Schmidt, in occasione del maxi-processo sugli attentati del 13 novembre 2015 in corso al Palais de Justice di Parigi.

Il processo

Il principale imputato detenuto in condizioni di massima sicurezza nel carcere di Fleury-Mérogis aveva fino a quel momento rifiutato di rispondere alle domande della Corte, dell’accusa, e degli altri avvocati presenti, avvalendosi della "facoltà di non rispondere". "Signor presidente, signori della corte - ha detto Abdeslam in apertura di udienza nell’aula bunker dell’Ile-de-la-Cité- oggi desidero utilizzare la mia facoltà di non rispondere". Il presidente del tribunale, Jean-Louis Périès, ha replicato: "bene, io farò delle domande e non avrò risposte, giusto?". "Esattamente", ha risposto con calma l’imputato.

"Per quale motivo? - lo ha incalzato il magistrato - lei a volte è stato provocatorio, ma ha trovato anche parole di comprensione per le vittime". "Ci sono molte ragioni per non parlare - ha risposto Abdeslam - una di queste è proprio che vengo definito provocatore, per questo non voglio più esprimermi. È mio diritto, non devo giustificarmi". "Ho fatto degli sforzi - ha aggiunto - ho mantenuto il silenzio per 6 anni. Poi ho cambiato idea, mi sono espresso nei confronti delle vittime con rispetto. Oggi, non voglio più farlo. Non ce la faccio più".


L’ingresso del Bataclan, simbolo degli attacchi a Parigi (Keystone)

Rotto il silenzio

Dopo due ore di silenzio, Claire Josserand-Schmidt è tuttavia riuscita a fargli cambiare idea, ricordando al franco-marocchino la "promessa", da lui espressa in un precedente interrogatorio, di fornire spiegazioni. "Le parti civili - ha puntualizzato la donna - non le rivolgono domande per incastrarla, ma per cercare di capire, per cercare di capirla". Dicendosi prima di tutto "dispiaciuto", Abdeslam ha quindi accettato di "rispondere a qualche domanda". L’avvocatessa lo ha interrogato, in particolare, sulle sue precedenti dichiarazioni di febbraio, quando lasciò intendere di aver fatto "retromarcia" rinunciando ad attivare la cintura esplosiva. Versione da lui oggi confermata. Ma allora perché aver detto ai suoi cari che la cintura fece cilecca? Fu una bugia? "Si, è così", risponde laconico l’uomo di 32 anni, aggiungendo: "Mi vergognavo di non essermi spinto fino in fondo. Temevo, semplicemente, lo sguardo degli altri (jihadisti,ndr)". Un’ultima battuta prima di trincerarsi nuovamente nel silenzio ed essere ricondotto in carcere.