Estero

Pio XII sapeva della Shoah e salvò almeno 15’000 ebrei

Lo afferma lo storico tedesco Michael Feldkamp con prove raccolte negli archivi vaticani. Gli ebrei nascosti nei monasteri e nei chiostri

(Keystone)
1 febbraio 2022
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Papa Pacelli salvò personalmente almeno 15’000 persone di religione ebraica e seppe dettagliatamente quanto stava accadendo nel cuore dell’Europa durante la Shoah. Lo afferma lo storico tedesco Michael Feldkamp con le prove raccolte negli archivi vaticani.

“Possiamo ora correggere molte vaghe supposizioni o addirittura accuse” nei confronti del Pontefice e del suo presunto “silenzio”, afferma a Vatican News.

Feldkamp, capo archivista del Bundestag, si occupa da parecchi anni della ricerca su Papa Pio XII. Con alle spalle pubblicazioni su diversi argomenti tra cui la nunziatura di Colonia e la diplomazia papale, così come articoli sul rapporto tra la Chiesa cattolica e il nazionalsocialismo, ha dedicato la sua opera del Duemila a “Pio XII e la Germania”. In questo suo lavoro lo storico mirava a portare il complesso stato della ricerca sul Pontefice al tempo dell’Olocausto ad un pubblico più ampio ed era anche intesa come una risposta al libro di John Cornwell Pio XII - “The Pope Who Remained Silent”.

Le cifre citate da Feldkamp superano di molto quelle emerse da un’altra indagine su materiale d’archivio realizzata dal diacono Dominiek Oversteyns, della Famiglia Spirituale “The Work”, di cui parla l’agenzia cattolica Cna e che parlava di alcune centinaia di ebrei nascosti dal Pontefice in 148 conventi.

Gli americani non credettero a Papa Pacelli sugli stermini nazisti

I silenzi complici di Pio XII: è anche a questo che rispondono le novità emerse dai documenti cui Feldkamp si è dedicato negli archivi vaticani, nei quali collabora con l’archivista Johannes Ickx. Papa Pio XII (al soglio pontificio dal 1939 al ’58), oltre a sapere da subito dell’Olocausto e a salvare personalmente almeno 15’000 ebrei, secondo Feldkamp inviò un rapporto sugli stermini nazisti agli americani poco dopo la Conferenza di Wannsee, ma gli americani non gli credettero: da qui tanti aspetti sconosciuti al grande pubblico.

“Oggi sappiamo – spiega – che Pio XII si occupava della persecuzione degli ebrei quasi quotidianamente. Gli erano stati presentati tutti i rapporti e aveva creato un proprio ufficio all’interno della Seconda Sezione della Segreteria di Stato, dove il personale doveva occuparsi esclusivamente di tali questioni. C’era monsignor Domenico Tardini – che poi divenne un importante cardinale al Concilio Vaticano II – e c’era monsignor Dell’Acqua, anche lui più tardi cardinale. È anche considerato uno dei principali autori della Costituzione del Concilio Vaticano II sulla riconciliazione con gli ebrei, la Nostra Aetate”.

Risse fra la Guardia Palatina papale e i soldati tedeschi per nascondere gli ebrei

“Durante la Seconda guerra mondiale – prosegue –, questi responsabili erano in strettissimo contatto con Pio XII: gli riferivano quotidianamente delle persecuzioni e delle deportazioni di massa, così come dei destini individuali di quanti si rivolgevano a loro. E la cosa straordinaria ora è che possiamo stimare che Pio XII salvò personalmente circa 15mila ebrei attraverso i suoi sforzi personali: aprendo i monasteri e i chiostri in modo che le persone potessero essere nascoste lì. Questo fa un grande effetto! I reperti d’archivio che ho trovato ora in Vaticano mi mostrano con quanta precisione Pacelli fosse informato”.

Secondo Feldkamp, “il sostegno di Papa Pacelli agli ebrei arriva al punto che la Guardia Palatina papale – una specie di guardia del corpo del Papa come l’odierna Guardia Svizzera – è stata coinvolta in risse con le Waffen-SS, con i soldati della Wehrmacht, per nascondere gli ebrei nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore. Ora si può vedere e provare tutto questo”.

“Sono grato che abbiamo aperto questi archivi in Vaticano. In questo modo, possiamo ora correggere molte di queste vaghe supposizioni o addirittura accuse. Soprattutto, c’è l’accusa che Pio XII non fece nulla e rimase in silenzio – aggiunge –. Il problema del silenzio è ancora lì, naturalmente. Ma ora può essere considerato ragionevole, considerando che lui ha portato persone a nascondersi in operazioni segrete”. “Allora non poteva attirare su di sé ulteriore attenzione pubblica organizzando proteste o scrivendo note di protesta, ma per distogliere l’attenzione conduceva trattative con l’ambasciata tedesca e con le forze di polizia italiane, persino con Mussolini e con il ministro degli Esteri italiano – conclude Feldkamp –. Ha sempre cercato di ottenere il più possibile attraverso i negoziati”.

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