Estero

Nel mirino di Mosca anche il fratello di Navalny

Scattato l‘ordine di arresto per Oleg: ’Ha manifestato per Alexei’

I fratelli Oleg e Alexei Navalny (Keystone)
26 gennaio 2022
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Non si allenta la pressione della Russia nei confronti del dissidente Alexei Navalny. Dopo averlo inserito ieri nella lista dei “terroristi ed estremisti”, nel mirino finisce ora il fratello, Oleg.

Le autorità di Mosca hanno emanato un mandato d’arresto nei suoi confronti, dopo che il servizio penitenziario federale ne aveva richiesto la carcerazione a seguito di una condanna a un anno di reclusione per aver organizzato una manifestazione un anno fa contro l’arresto di Alexei, in violazione delle norme anti-Covid. La sentenza era stata inizialmente sospesa, ma i responsabili del sistema carcerario avevano chiesto di renderla esecutiva, accusando il 38enne Oleg di aver violato le misure di sorveglianza.

La decisione del tribunale di Mosca era attesa il 18 febbraio, ma oggi è stato inserito nella lista dei ricercati del ministero dell’Interno quando la polizia non è riuscita a rintracciarlo nel suo appartamento durante un controllo, secondo quanto riferito dal suo legale, Nikos Paraskevov. “È stata fatta un’ispezione nel suo luogo di residenza e, a quanto pare, non l’hanno trovato lì”, ha spiegato l’avvocato. Al momento non è chiaro se sia fuggito all’estero, come molti dei più stretti collaboratori di Navalny.

Non è la prima volta che Oleg si trova a fare i conti con la giustizia russa. Nel 2014, insieme al fratello, era stato condannato con controverse accuse di frode, che i critici del Cremlino giudicarono motivate politicamente. Dopo aver trascorso tre anni e mezzo dietro le sbarre, venne rilasciato nel 2018.

Il nuovo colpo arriva all’indomani dell’inserimento di Alexei Navalny e nove suoi collaboratori nella black list di Rosfinmonitoring, il Servizio federale per il monitoraggio finanziario, mentre a giugno era stata bandita con accuse analoghe la sua organizzazione, il Fondo per la lotta alla corruzione (Fbk).

Rientrato in patria un anno fa dalla Germania, dove era stato curato per un tentativo di avvelenamento subito in Russia nell’estate del 2020, su cui Mosca nega ogni accusa, il più noto oppositore del presidente Vladimir Putin sta scontando da allora una condanna a quasi due anni e mezzo di reclusione. Anche dal carcere, però, il 45enne militante anticorruzione, insignito lo scorso anno del premio Sakharov per la libertà di pensiero dal Parlamento europeo, non ha smesso di lanciare le sue denunce contro il Cremlino.

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