Estero

Putin-Biden: ‘Un dialogo è possibile’

Dall’Ucraina alla stabilità strategica, i due leader convinti di poter arrivare a un accordo a meno di due settimane dai colloqui Usa-Russia di Ginevra

Uno sciamano con le foto di Biden e Putin (Keystone)
30 dicembre 2021
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“Il dialogo è possibile”, dall’Ucraina alla stabilità strategica: è la convinzione comune di Joe Biden e Vladimir Putin nella loro nuova telefonata, la seconda nel giro di un mese, questa volta su richiesta russa.

Un’apertura ribadita anche poche ore prima del colloquio da entrambe le parti, per alimentare una possibile atmosfera di disgelo in vista delle cruciali discussioni che dal 10 gennaio si apriranno a Ginevra in tre sedi diverse: i negoziati bilaterali Usa-Russia, seguiti dal consiglio Nato-Russia e dalla riunione Osce.

“Sono convinto che ... possiamo andare avanti e stabilire un dialogo russo-americano efficace basato sul rispetto reciproco e sulla considerazione degli interessi nazionali reciproci”, ha detto lo zar nel suo messaggio di auguri al presidente americano, ricordando il summit di giugno a Ginevra.

“La Russia ha messo le sue preoccupazioni sul tavolo e siamo pronti a discuterle, ci aspettiamo che anche Mosca sia preparata a discutere le nostre e quelle dei nostri alleati, sulla base della reciprocità”, ha spiegato in una conference call un alto dirigente della Casa Bianca anticipando le mossa di Biden.

La via diplomatica

Il commander in chief è pronto ad offrire una "via diplomatica" ma anche a rispondere in caso di ulteriore aggressione russa in Ucraina: sanzioni economiche e finanziarie “ben oltre” quelle del 2014 per l’annessione della Crimea, rafforzamento delle forze Nato in Europa, soprattutto sul fianco orientale, e ulteriore assistenza militare a Kiev. Tutte misure in stretto coordinamento con gli alleati, rispettando il principio “nothing about them without them” (nessuna decisione che li riguardi senza di loro).

Biden continua a restare “fortemente preoccupato” per l’ammassamento di forze e mezzi russi al confine con l’Ucraina e auspica che l’inizio del dialogo porti ad una de-escalation, con una riduzione delle truppe di Mosca e il loro ritorno alle caserme di partenza.


Biden e Putin il 16 giugno scorso a Ginevra (Keystone)

Gli Usa non hanno un documento né stanno lavorando a una bozza su cui discutere, come ha fatto il Cremlino, che vuole rinegoziare i trattati sull’equilibrio e l’architettura della sicurezza in Europa chiedendo garanzie contro l’allargamento della Nato ad est e la fine delle attività militari occidentali vicino alla frontiera russa, riproponendo la vecchia Urss come area off limits per l’Alleanza. Una posizione che riflette l’ambizione di Putin di mantenere la sua influenza su tutto l’ex territorio sovietico.

L’amministrazione Biden ha già fatto sapere che alcune richieste sono “inaccettabili” ma è evidente che il presidente americano, forte del suo pragmatismo, vede margini di manovra. Una intesa con Putin gli consentirebbe inoltre di concentrarsi sull’avversario numero uno, ossia la Cina. Al centro della telefonata quindi i temi dell’agenda che verrà sviscerata a Ginevra dalle due delegazioni, guidate dal vicesegretario di Stato Usa Wendy Sherman e dal viceministro degli Esteri russi Sergei Ryabkov. È naturale che molte questioni si intrecciano e quindi verranno trattate su più tavoli, a partire dall’Ucraina.

Nel frattempo il segretario di stato Antony Blinken continua a tessere la sua tela: mercoledì ha telefonato a Volodymyr Zelensky e ai colleghi francese, tedesco e inglese. Il presidente ucraino ha riferito di aver ricevuto nuovamente l’assicurazione di un “pieno sostegno americano” per “contrastare un eventuale attacco russo”.

Putin invece si è presentato all’appuntamento telefonico con Biden con un’ulteriore stretta contro l’opposizione interna: dopo la chiusura della storica ong Memorial, sono finiti nella lista degli “agenti stranieri” due componenti del gruppo di protesta Pussy Riot e un autore satirico di primo piano, Victor Shenderovich.

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