Estero

Rinviate le elezioni in Libia

Caos nel Paese: saltata la data del 24 dicembre, ora si tenta di recuperare il 24 gennaio

Una protesta di piazza a Tripoli (Keystone)
22 dicembre 2021
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Ormai, da giorni, nessuno credeva più che le elezioni in Libia si sarebbero tenute come previsto il 24 dicembre. Ma l’annuncio del Parlamento che ha ufficializzato il rinvio sottolineando che “è impossibile farle ora”, apre nuovi preoccupanti scenari nel processo di stabilizzazione del Paese. E rischia di far sprofondare la Libia in una nuova spirale di violenze e divisioni.

Se da un lato infatti l’Autorità elettorale libica ha proposto al Parlamento di tenere le elezioni presidenziali tra un mese, il prossimo 24 gennaio, dall’altra ha puntato l’indice contro “l’inadeguatezza delle norme elettorali, in particolare nella capacità dell’Autorità stessa di ammettere una candidatura o respingerla”.

I candidati

Il riferimento implicito è alle tre candidature considerate più dirimenti nello scenario polito del Paese, avvelenato da un decennio di guerra civile a intermittenza. Khalifa Haftar, inviso nell’ovest dopo la fallita offensiva su Tripoli del 2019, candidato bocciato e poi riammesso in appello. Come il figlio di Gheddafi, Saif al Islam, che il padre considerava suo delfino politico, tutt’ora sotto i riflettori della Corte penale internazionale per crimini di guerra. C’è poi il premier del governo transitorio, Abdul Hamid Dbeibah, che assumendo il ruolo si era impegnato a non candidarsi, promessa che non ha mantenuto aprendo una sequela di obiezioni anche da parte della comunità internazionale.

Tre candidature che, in caso di vittoria, avrebbero molto probabilmente scatenato una sfilza di ricorsi, conditi da scontri armati tra le diverse fazioni, con le milizie sempre pronte a dare sfoggio di forza. Nelle ultime settimane quelle vicine ad Haftar sono tornate a bloccare i terminal del petrolio, mentre quelle della capitale sono sfilate con i carri armati dopo giorni e giorni di tensione che avevano fatto temere addirittura un golpe.

Riunione dopo Natale

In attesa della conferma su una nuova data elettorale, la tensione rischia di salire già il 27 con una riunione del Parlamento che potrebbe porre fine al governo di transizione, il cui mandato scade il 24 dicembre. Sarebbe da leggere in questo contesto l’incontro a sorpresa a Bengasi tra l’ex potente ministro dell’Interno, Fathi Bashagha, l’ex vicepremier Ahmed Omar Maitiq e Haftar, conclusosi con un comunicato congiunto che sancisce la nascita di un coordinamento tra i tre, che punterebbero a far saltare Dbeibah. Gli Stati Uniti ammoniscono: “Non è il momento per azioni unilaterali o dispiegamenti armati che rischiano di provocare un’escalation e conseguenze indesiderate dannose per la sicurezza e l’incolumità dei libici. Ribadiamo l’appello della missione Onu in Libia affinché i dissensi su questioni politiche o militari emergenti vengano risolti senza ricorrere alla violenza”, ha sottolineato l’inviato speciale e ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Richard Norland.

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