Estero

Stop alle forniture dalla Russia, vola il prezzo del gas

La Commissione Ue rinvia la decisione su gas e nucleare puliti, intanto i costi continuano ad aumentare

Impianti Gazprom nel Yamal (Keystone)
21 dicembre 2021
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Il primo giorno d’inverno congela le temperature in Europa e le relazioni diplomatiche con Mosca, facendo schizzare alle stelle il prezzo del gas. Sospinto dalla domanda stagionale e dalle tensioni geopolitiche dove a farla da padrone sono Russia e Germania, il metano ha toccato i suoi massimi storici sulle piazze di Amsterdam e Londra, accrescendo i timori sul corso della ripresa economica.

A gettare il mercato in uno stato febbrile ci ha pensato la società statale russa Gazprom chiudendo i rubinetti del gasdotto Yamal, una delle tre vie usate per convogliare il metano dalla Russia alla Ue passando per Polonia e Germania. Uno stop certificato dall’operatore di rete tedesco Gascade dopo che le consegne erano scese al 5-6% della capacità già nel weekend.

Il gasdotto Yamal

Meno famoso del controverso Nord Stream 2, Yamal è il più piccolo dei tre gasdotti che dalla Russia portano il metano verso la Ue, responsabile di circa il 10% dell’approvvigionamento. Ma il calo dei volumi ha avuto un impatto immediato sui prezzi. Che hanno viaggiato su livelli record, in aumento del 25,6% a 185 euro per Megawattora (Mwh) ad Amsterdam e del 23,2% a 466 sterline per British thermal unit (Mmbtu) a Londra. Andando a pesare, insieme anche al prezzo del petrolio con il Wti a 70,30 dollari al barile (+2,4%) e il Brent a 70,31 dollari (+2,5%), anche sull’inflazione che, ha ammesso il vice della Bce, Luis De Guindos, “è più persistente e meno transitoria delle attese”.

Il tutto mentre la tensione tra il Cremlino e il nuovo governo tedesco si fa più alta, tra il dislocamento delle truppe russe al confine con l’Ucraina e l’espulsione di due diplomatici russi da parte di Berlino. Se Mosca nega ogni connessione tra la chiusura dei rubinetti e il mancato via libera di Berlino al Nord Stream 2 (ancora sotto la lente parte del regolatore tedesco delle reti), le ipotesi che Gazprom manipoli il mercato di proposito si fanno sempre più pressanti in Ue. Con Varsavia che ha portato la questione sul tavolo della vice presidente della Commissione europea, Margrethe Vestager.

Possibili scorrettezze

I dati raccolti fin qui sono ancora insufficienti per trarre una “qualsiasi tipo di conclusione", ma Bruxelles ha recapitato alla società russa la richiesta di informazioni "per capire se ci sono delle scorrettezze”, ha assicurato la responsabile Ue della Concorrenza. Che intanto però deve fronteggiare il clima di discordia all’interno della stessa Unione sulla risposta da dare al caro-energia e sulle strategie da adottare per spingere la transizione verde. In una prima mossa per dare più flessibilità di spesa in favore del Green Deal, Bruxelles ha deciso di mettere fine agli aiuti di Stato per i combustibili fossili più inquinanti.

Un discorso che vale anche per i progetti legati al gas, che saranno approvati dalla Ue solo “se a prova di futuro”. Oppure per accompagnare l’Est Europa all’uscita dal carbone. Possibilmente entro il 2023. Ma i buoni propositi sugli aiuti di Stato si scontrano con l’impasse sulla tassonomia per decidere se e in che misura il nucleare e il gas saranno considerate fonti necessarie a garantire la transizione energetica. La decisione tanto attesa in questi giorni è slittata a data da destinarsi. Anche perché la sfida si gioca tutta sull’asse franco-tedesco: Parigi per il nucleare, Berlino contro.

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