regno unito

I Tory perdono la storica roccaforte, Johnson nella bufera

Dopo 200 anni i conservatori perdono nel North Shropshire. Il premier non accampa scuse: ‘Colpa mia’

Boris Johnson (Keystone)
17 dicembre 2021
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‘Nightmare Before Christmas’. L’incubo pre-natalizio del primo ministro britannico Boris Johnson, prendendo a prestito il titolo del celebre film ideato da Tim Burton, si è concretizzato con un’umiliante sconfitta nell’elezione suppletiva del seggio di North Shropshire, nelle Midlands Occidentali, ovest dell’Inghilterra, una storica roccaforte del partito conservatore, rimasta sempre blu in quasi duecento anni e ora passata ai libdem. E in tanti si chiedono se BoJo abbia ormai perso il suo tocco magico da leader capace di innumerevoli successi alle urne.

Vittoria libdem

La candidata libdem e neo deputata Helen Morgan ha vinto con il 47% dei consensi, quasi 6.000 voti di vantaggio sul candidato conservatore, Neil Shastri-Hurst, e l’ampiezza della débacle, una fra le peggiori nella recente storia politica del Regno Unito, emerge ancora di più se si considera che i Tory nell’elezione precedente avevano conquistato una maggioranza di 23 mila voti. Per gli esperti si è trattato di una scossa tellurica, scatenata da un atto di protesta che deve far riflettere il primo ministro, già alle prese con l’emergenza Covid e un nuovo record giornaliero di contagi, oltre 93mila, trainato dall’avanzata della variante Omicron. “Mi prendo la responsabilità personale del risultato", ha detto Johnson in un ampio mea culpa per la "sconfitta molto deludente”, in cui ha affermato di comprendere “del tutto” la frustrazione degli elettori.


La vincitrice del seggio Helen Morgan (Keystone)

Le ragioni sono note da giorni se non settimane e si sono concentrate nel voto in una circoscrizione ultra-sicura per i Tory e anche fortemente brexiteer. In primo luogo, il fatto che la suppletiva è stata indetta per sostituire il conservatore Owen Paterson, l’ex ministro dimessosi da deputato dopo che il governo aveva tentato di salvarlo dalla sospensione alla Camera dei Comuni inflitta per un caso di consulenze d’oro dall’organo disciplinare di Westminster. Dalla sua vicenda, umiliante per Johnson perché costretto ad una marcia indietro che ha intaccato la sua credibilità, si è poi passati al più vasto scandalo malcostume (sleaze) che ha colpito la compagine conservatrice.

Errori su errori

Per non parlare delle ripetute accuse sui party di Natale organizzati l’anno scorso dai funzionari nelle sedi istituzionali britanniche (fra cui Downing Street) in presunta violazione delle allora vigenti misure anti-coronavirus. A uno di questi, avvenuto nel maggio 2020, avrebbe preso parte per un rapido saluto lo stesso premier. Non è un caso se la neo eletta deputata Morgan abbia dichiarato nel suo discorso subito dopo la vittoria, rivolgendosi a Johnson: “La festa è finita". Aggiungendo: "Il vostro governo, basato su bugie e spavalderia, sarà ritenuto responsabile. Può e sarà sconfitto”. Ma più che dagli avversari esterni sembra che il primo ministro si debba guardare dalla fronda interna al suo partito conservatore, soprattutto dopo la rivolta di circa 100 deputati nel voto ai Comuni sul piano B delle restrizioni anti-Covid.

Con la debacle odierna alcuni dei più ostili al primo ministro ne hanno approfittato, come il deputato veterano Roger Gale, secondo cui basta un altro passo falso del primo ministro “ed è fuori”. Da altri esponenti del partito è arrivato invece l’invito a riprendere le redini della situazione, con una maggiore disciplina fra i ranghi quando vengono violate le regole, a partire dai party finiti sotto accusa. Del futuro di Johnson si sta discutendo febbrilmente fra i media del Regno. Laura Kuenssberg, political editor della Bbc, ipotizza una sfida alla leadership per l’estate 2022, se BoJo non riuscirà nei prossimi mesi a risollevarsi da una posizione mai così difficile e precaria. In passato ha sorpreso tutti per la sua capacità di ripresa ma le risorse possono anche esaurirsi in una rincorsa ai consensi e alla popolarità che alla fine può rivelarsi estenuante.

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