stati uniti

Texas, la Corte Suprema non ferma la legge anti-aborto

Resta il divieto passate le sei settimane. Ma le cliniche potranno fare ricorso

Proteste a Washington contro la legge anti-aborto (Keystone)
10 dicembre 2021
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Una decisione alla Ponzio Pilato. Così potrebbe essere definita la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che non blocca la severissima stretta sull’aborto del Texas ma riconosce alle cliniche il diritto di poter fare ricorso legale, lasciando il cerino in mano ai giudici nelle corti federali. Un pronunciamento che lascia intravedere quella che a giugno potrà essere l’altra attesa sentenza in materia di aborto, quella sulla legge del Mississippi che vieta l’interruzione della gravidanza dopo 15 settimane, anche in caso di stupro o incesto.

Il giro di vite del Texas, già in vigore dal mese di settembre, è ancora più stretto, mettendo al bando l’aborto dopo sole sei settimane di gravidanza, quando di solito si rileva il primo battito del feto. Ma anche quando molte donne, soprattutto nelle comunità e nelle famiglie più disagiate, non sanno nemmeno di essere incinte. Il provvedimento prevede anche la denuncia dei medici, delle cliniche e dei consultori che violano tali norme, nonché pesanti sanzioni pecuniarie.

La sentenza storica

Sullo sfondo, a meno di un anno dalle elezioni politiche di metà mandato, ancora una volta il destino della storica sentenza ‘Roe v.Wade’ del 1973 con cui l’Alta Corte legalizzò l’aborto in America, stabilendo che gli stati Usa non possono vietarlo prima di 23-24 settimane di gravidanza, vale a dire in uno stadio in cui il feto non è ancora in grado di sopravvivere al di fuori del grembo materno. Una conquista per i diritti delle donne americane che aprì la strada anche a milioni e milioni di altre donne nel mondo, e che ora rischia di essere ridimensionata con nuove limitazioni.

La retromarcia è quanto mai possibile grazie a una maggioranza della Corte Suprema Usa a cui Donald Trump, con l’elezione di tre giudici, ha impresso una forte connotazione conservatrice, come non si vedeva da decenni. Il presidente Joe Biden da mesi definisce l’ondata di leggi restrittive sull’aborto come “un attacco alle donne”, attirandosi l’ira dei vescovi americani. Mentre gran parte dei democratici, a partire dalla sinistra del partito, è pronta a dare battaglia nei prossimi mesi.

Intanto la decisione di non fermare la legge antiabortista del Texas ma di permettere i ricorsi legali appare destinata, secondo la gran parte dei commentatori, ad aumentare il caos. Se da una parte accentuerà, per chi se lo può permettere, la fuga delle donne texane che vogliono interrompere la gravidanza negli stati Usa dove questo è permesso, vedi la vicina California, dall’altra rischia di innescare un’ondata di cause e azioni legali con strascichi che potrebbero durare anche per anni e anni.

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