Estero

Caso migranti, l’Ue contro Lukashenko

Oltre duemila persone restano al freddo al confine tra Bielorussia e Polonia. Varsavia accusa: ‘Dietro alla strategia di Minsk c’è Putin’

Migranti ammassati al confine (Keystone)
9 novembre 2021
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Almeno duemila persone bloccate nei boschi al confine tra Bielorussia e Polonia nel tentativo disperato di entrare nell’Ue, con temperature glaciali e pochissime scorte di acqua e cibo, mentre la tensione militare sale a livelli di guardia. Tra eserciti schierati e accuse reciproche di “spari in aria", si fa sempre più allarmante la crisi migratoria sulla rotta dell’Europa orientale, orchestrata secondo Bruxelles dall’autocrate Vladimir Lukashenko come rappresaglia contro le sue sanzioni, con un comportamento definito da "regime gangster”.

In una sessione d’emergenza al Parlamento di Varsavia, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha puntato il dito direttamente sul padrino di Minsk, Vladimir Putin, che solo poche ore prima aveva parlato al telefono con Lukashenko. Accuse seccamente respinte dal leader bielorusso, che promette di “non cedere” all’Europa, in un braccio di ferro che continua drammaticamente a consumarsi sulla pelle dei migranti.


Il confine segnato con il filo spinato (Keystone)

Le forze di sicurezza bielorusse hanno “sparato colpi in aria, simulando situazioni pericolose” per destabilizzare ancora di più la situazione alla frontiera, ha denunciato il portavoce dei servizi speciali di Varsavia, Stanislaw Zaryn. I media filogovernativi di Minsk hanno rovesciato le accuse, senza tuttavia fornire prove. “Sappiamo anche che le autorità della Bielorussia stanno aiutando i migranti a distruggere le barriere al confine. Li vediamo portare loro gli strumenti per tagliare i cavi e distruggere la recinzione”, ha accusato ancora Varsavia, che intanto ha rafforzato lo schieramento di migliaia di soldati al confine per i respingimenti e si è detta pronta a difendere il proprio territorio, avvertendo di una possibile escalation armata.

Il premier polacco alza i toni

Per sottolineare il livello d’allarme, a visitare le truppe al confine si è recato oggi anche Morawiecki. “Chiudere il confine polacco è nostro interesse nazionale. Ma oggi è in gioco la stabilità e la sicurezza di tutta l’Ue", ha avvertito il primo ministro polacco. Sull’altro fronte, il ministero della Difesa bielorusso ha convocato l’addetto militare presso l’ambasciata polacca a Minsk, respingendo come “infondate e ingiustificate” le “accuse su un coinvolgimento di militari bielorussi” e invitando Varsavia a evitare ogni "provocazione per giustificare eventuali azioni bellicose illegali”. In questo braccio di ferro, diverse centinaia di migranti, molti dei quali arrivati dal Medio Oriente con voli sponsorizzati da Minsk, restano accampati in tende precarie nei pressi del villaggio frontaliero polacco di Kuznica, separati da pochi metri e una barriera di filo spinato dal cordone delle forze di sicurezza di Varsavia. Tra loro, anche diverse donne e bambini in condizioni drammatiche ed esposti a temperature che di notte crollano sotto lo zero.


Il leder bielorusso Aleksandr Lukashenko (Keystone)

Dall’inizio dell’anno, il governo ultraconservatore e nazionalista di Varsavia ha registrato oltre 23mila ingressi irregolari da est, quasi la metà a ottobre. Numeri non confermati però da Frontex, cui da settimane viene negato l’accesso al confine polacco. La guerra ibrida dei migranti rischia di trasformarsi così in scontro aperto. Il Consiglio dell’Ue ha sospeso oggi lo schema di facilitazione dei visti per gli esponenti del regime di Minsk e nei prossimi giorni potrebbe dare il via libera a nuove sanzioni. Un impegno sollecitato in particolare da Berlino, che esorta Bruxelles ad agire. “La Polonia o la Germania non possono farcela da sole”, ha avvertito il ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer.

Domani, intanto, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel incontrerà Morawiecki a Varsavia per discutere della crisi, che preoccupa sempre di più anche la Nato. Parlando con il presidente polacco Andrzej Duda, il segretario generale Jens Stoltenberg l’ha definita “grave”, promettendo la solidarietà dell’Alleanza in caso di necessità.

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