germania

Ergastolo alla mamma che uccise i suoi 5 bambini

Un anno fa, a Solingen, nel Nordreno-Vestfalia affogò i figli e tentò il suicidio. Avevano da 1 a 8 anni

Christiane K. (Keystone)
4 novembre 2021
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Christiane, la mamma che a settembre dell’anno scorso uccise 5 dei suoi 6 bambini, è stata condannata all’ergastolo. La sentenza è arrivata dopo la ricostruzione di quello che lo stesso giudice ha definito una “tragedia” che “ha dell’incredibile e che è davvero difficile da comprendere”. Anche perché non sono stati rilevati disturbi mentali tali da giustificare delle attenuanti. Era il 3 settembre dell’anno scorso quando la donna, 28 anni, ha ucciso i suoi bambini a Solingen, nel Land tedesco del Nordreno-Vestfalia, prima di tentare il suicidio lanciandosi sui binari davanti a un treno.

La dinamica

A scatenare il gesto di Christiane K., una casalinga descritta come “perfezionista“ nella gestione della casa e dei figli, sarebbe stata la foto postata su una chat dell’ex marito che baciava la nuova fidanzata. “Uno scatto che ha profondamente sconvolto la giovane", che ha sentito il suo "progetto di vita per sempre fallito”, è stato sottolineato nell’aula del tribunale. Fino ad allora, Christiane - rimasta incinta la prima volta mentre era ancora a scuola - era sempre riuscita a riconquistarlo, "facendolo ingelosire, con modi manipolativi”, ha spiegato il giudice. Ma davanti a quell’immagine ha compreso di “aver perso il controllo sull’uomo” e spinta da "un misto di rabbia, disperazione, avvilimento e vendetta”, ha pianificato il drammatico gesto.


Un piccolo memoriale per ricordare le vittime dopo la strage (Keystone)

Ha prima stordito i bambini con dei farmaci e poi li ha affogati nella vasca da bagno, preparata per il bagnetto con dei giochi, dopo la colazione. I corpi senza vita di Melina di appena un anno, Leonie (2), Sofie (3), Timo (6) e Luca (8), sono stati trovati nei loro lettini con i capelli umidi, come se dormissero, dagli agenti che hanno perlustrato l’abitazione qualche ora dopo. “Possiamo soltanto sperare che fossero davvero così storditi dai farmaci da non aver percepito nulla”, ha proseguito il giudice Koetter.

Il depistaggio

Subito dopo aver ucciso i bambini, Christiane era andata alla stazione con il figlio maggiore che ha fatto salire su un treno per mandarlo dalla nonna. Proprio a lei, sua madre, aveva scritto un sms prima dell’incomprensibile gesto: “Non ce la faccio proprio più”. Appena partito il figlio grande si era poi lanciata sotto un convoglio, senza tuttavia riuscire a farla finita.

Successivamente, Christiane K. ha provato a depistare gli inquirenti sull’accaduto sostenendo che in casa fosse entrato uno sconosciuto, avesse ucciso i piccoli, costringendola poi a scrivere il messaggio che la tradiva. Ma i magistrati non le hanno creduto: “Sciocchezze, tutto inventato”, la storia non regge, hanno sottolineato. Nel passato di Christiane K. ci sono traumi dai tempi della scuola, con episodi di panico e manie di persecuzione. Ma anche di violenze: la donna ha subito abusi e uno stupro da bambina e resta da chiarire se possa essere stata vittima di suo padre, condannato per pedo-pornografia. L’avvocato ha annunciato di voler impugnare la sentenza.

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