Il 15,4% di donne si è tolto la vita nel 2020 rispetto all’anno precedente. Aumenta del 34% il numero di gesti estremi in seguito alla perdita del lavoro
Aumentano per la prima volta in 11 anni i suicidi in Giappone, trainati anche dalla crescita del numero delle donne che si sono tolte la vita durante la pandemia da Covid.
È quanto emerge da un rapporto pubblicato dal governo, che sottolinea la maggiore vulnerabilità delle persone che hanno perso il posto di lavoro durante l’emergenza sanitaria.
Su un totale di 21’081 suicidi avvenuti nel 2020, le donne sono state 7026: il 15,4% in più rispetto all’anno precedente. Nel tentare di interpretare le ragioni del fenomeno l’indagine si è soffermata sullo status lavorativo delle vittime. I suicidi legati alla perdita del lavoro hanno infatti registrato un incremento del 34,8%. Inoltre, un maggior numero di donne rispetto agli uomini si è rivolto alle associazioni di supporto presenti sui social lamentando l’instabilità della situazione lavorativa.
In base alle statistiche del ministero del Lavoro, aggiornate a settembre, il 54% delle donne impiegate nel Paese aveva un lavoro a contratto o part time, contro il 21% degli uomini. “I lavoratori che non hanno un impiego regolare sono più suscettibili alle ripercussioni causate dalla pandemia, che provocano maggiori contraccolpi sulla salute a livello fisico e mentale”, ha detto un portavoce del ministero.
L’aumento dei suicidi riguarda anche gli studenti delle scuole elementari e medie, con 1039 casi nel 2020, il livello più elevato dall’inizio delle statistiche, nel 1978.