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Nuova strage in moschea: 41 morti e 70 feriti

L’attacco è avvenuto a Kandahar, roccaforte dei talebani nel sud del Paese. Forti sospetti sull’Isis

La moschea di Kandahar dopo l’attacco (Keystone)
15 ottobre 2021
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I tappeti per la preghiera intrisi di sangue, cadaveri ovunque e famiglie straziate: è un nuovo venerdì di sangue in Afghanistan, con decine di morti in una moschea di Kandahar, capitale morale dei talebani nel sud del Paese. Ancora frammentarie le ricostruzioni dell’attacco che, seppur ancora senza alcuna formale rivendicazione, sembra portare la firma dell’Isis: poco prima dell’inizio della preghiera centrale del venerdì, un commando di uomini armati, tre o quattro secondo le varie testimonianze, si è aperto un varco sparando sulle guardie armate, schierate davanti ai cancelli della moschea sciita di Bibi Fatima. Poi gli attentatori si sono fatti esplodere, almeno uno all’interno della moschea dove in genere si assiepano fino a 500 fedeli.

Altri due attentatori avrebbero fatto strage nelle zone esterne del luogo di culto, nei pressi dei lavatoi dove i fedeli si preparano prima di entrare in moschea. Il bilancio è di almeno 41 morti e 70 feriti. I talebani hanno espresso le condoglianze alla comunità sciita e promesso che garantiranno la sicurezza della moschea, la prima per importanza e nel cuore della città.

Violenza continua

È il terzo attacco contro una moschea da quando le truppe straniere, Usa in testa, hanno lasciato l‘Afghanistan. Il primo a Kabul, mentre si celebravano i funerali della madre del portavoce talebano Zabihullah Mujaid. Venerdì scorso è stata invece presa di mira una moschea scita di Kunduz nel nord del Paese, con un bilancio molto più pesante di decine di morti. Entrambi gli attacchi sono stati rivendicati dal ramo afghano dell’Isis, quello della ’provincia del Khorasan’, che evidentemente sta espandendo il proprio raggio d’azione, un tempo localizzata a Jalalabad, nella provincia orientale di Nangarhar considerata il covo dei jihadisti.


Le conseguenze dell’attacco dell’8 ottobre scorso (Keystone)

Secondo quanto rivelato dal presidente russo Valdimir Putin, "solo" nel nord del Paese “si stanno ammassando 2.000 combattenti dell’Isis” che progetterebbero - tra l’altro - di colpire l’Asia centrale, o attraversarlo, mescolandosi tra i profughi. E sempre Putin ha già ammonito, riferendo quanto raccolto dall’intelligence di Mosca, sui movimenti di combattenti veterani delle guerre in Siria e Iraq verso l’Afghanistan.

Proprio Mosca si sta preparando a ospitare incontri multilaterali sul processo di pace in Afghanistan: il 19 ottobre ci sarà una “troika allargata” con Stati Uniti, Russia, Cina e Pakistan che cercherà di “elaborare una posizione comune”. Il giorno dopo sarà la volta del formato di Mosca, che prevede la partecipazione anche dei Paesi dell’Asia Centrale, dell’Iran e dell’India.

I talebani intanto, nel corso degli incontri bilaterali in Turchia, hanno chiesto assistenza umanitaria e proposto ad Ankara di tornare a gestire con il Qatar l’aeroporto di Kabul. Fin quando i talebani “assicureranno i diritti degli afghani nella appropriata forma, noi garantiremo assistenza al popolo a cui siamo legati da una storica fratellanza”, ha detto il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, altro grande protagonista nello scacchiere afghano.

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