diocesi di como

Abusi a chierichetti del Papa, prosciolti i due imputati

Per i giudici mancano le prove delle violenze. Intanto Bergoglio commenta con “vergogna” i casi di pedofilia in Francia

Una marcia contro gli abusi in Vaticano (Keystone)
6 ottobre 2021
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Dopo quasi un anno si chiude, in primo grado, il processo per i presunti abusi al Preseminario San Pio X, quello che ospita i chierichetti del Papa: i due imputati, don Gabriele Martinelli, che era accusato di violenza carnale, e l’ex rettore don Enrico Radice, accusato invece di favoreggiamento, sono stati prosciolti. Rispetto ai capi d’imputazione per i quali si sono difesi in questi dodici mesi, per alcuni è arrivata l’assoluzione, per altri l’impunibilità, per altri ancora la prescrizione. Ma di fatto per loro si chiude una pagina da imputati.

Considerato che quella di oggi era una sentenza di primo grado, la vittima o il Promotore di Giustizia potrebbero però presentare appello. I pm vaticani avevano infatti chiesto sei anni di reclusione per don Martinelli, oggi 29 anni ma per il periodo inziale dei fatti minorenne, e quattro anni per don Radice, 71 anni. Entrambi i sacerdoti sono incardinati nella Diocesi di Como, che gestisce il Preseminario San Pio X attraverso l’Opera don Folci. Istituto che nel frattempo ha traslocato fuori dal Vaticano, per volontà del Papa. Fino a prima dell’estate era collocato in un piano di Palazzo San Carlo, adiacente a Casa Santa Marta, proprio dove abita Papa Bergoglio. In sostanza il processo si chiude con un nulla di fatto per mancanza di prove.

Il principale imputato, don Martinelli, è stato prosciolto perché “difetta la prova“ che abbia commesso violenza nei confronti della vittima L.G., ha spiegato il Tribunale vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone. “Il Tribunale ha stabilito che debbano ritenersi accertati i rapporti sessuali, di varia natura e intensità, tra l’imputato e la persona offesa” e invece "difetta la prova per affermare che la vittima sia stata costretta a detti rapporti dall’imputato con la contestata violenza o minaccia”. Per i reati commessi invece prima del 9 agosto 2008, Martinelli è stato dichiarato "non punibile”, in quanto minore di 16 anni. È scattata poi la prescrizione per il reato di corruzione di minore.

Per l‘ex Rettore dell’istituto, don Radice, è stata dichiarata la prescrizione per il reato di favoreggiamento nel caso della lettera inviata all’allora vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, nella quale gli chiedeva di archiviare la pratica perché secondo lui le accuse erano prive di fondamento. Radice è stato prosciolto anche dall’accusa di aver scritto un’altra lettera a firma dello stesso vescovo di Como perché “il fatto non sussiste”. Infine, è stato dichiarato non punibile per le dichiarazioni rese al Promotore di Giustizia il 6 settembre 2018. In questo caso il pm lo ha accusato di intralcio alle indagini, visto che dichiarava di non sapere niente dei fatti, ma i giudici hanno applicato nella sentenza il principio del ’nemo tenetur se detegere’, secondo il quale nessuno può essere obbligato ad affermare la propria responsabilità penale (autoincriminazione). Chiuso il capitolo Preseminario, resta comunque da sanare la piaga della pedofilia nella Chiesa.

Oggi il Papa, tornando sul rapporto che ha investito i cattolici francesi, ha pronunciato più volte la parola “vergogna”. “Desidero esprimere alle vittime - ha detto durante l’udienza generale in Vaticano - la mia tristezza, il mio dolore per i traumi che hanno subito e anche la mia vergogna, la nostra vergogna” per “la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterla al centro della sua preoccupazione", ha sottolineato il Papa assicurando la sua preghiera. "Preghiamo: a te Signore la gloria, a noi la vergogna, questo è il momento della vergogna”, ha rimarcato il Pontefice che prima di entrare in Aula Nervi si era ritirato in preghiera proprio con alcuni vescovi francesi in questi giorni a Roma.

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