Estero

Volano missili sulle Coree, test a Seul e Pyongyang

La sorella di Kim minaccia di distruggere i rapporti con il Sud

Le immagini dei missili sulla tv sudcoreana (Keystone)
15 settembre 2021
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In una delle giornate tra le più singolari di test balistici sulla penisola coreana, effettuati sia dal Nord sia dal Sud, è accaduto anche che Kim Yo-jong, l’influente sorella del dittatore Kim Jong-un, abbia ribaltato sul presidente sudcoreano Moon Jae-in le accuse di "doppia morale" per aver bollato i lanci di Pyonagyang come una "provocazione" e definito invece quelli di Seul un "deterrente" orientato a tutelare la pace e la stabilità regionale. Minacciando peraltro la "completa distruzione" delle relazioni intercoreane. Il leader nordcoreano si è ripreso la scena con il lancio mirato di due missili balistici a corto raggio nel mar del Giappone, rialzando le tensioni a pochi giorni dalla “provocazione di basso livello” del test di un missile cruise a lungo raggio di nuova concezione, non vietato dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

I lanci

I due vettori proibiti, invece, sono stati sparati in pieno giorno dalla contea centrale di Yangdok, provincia di Pyongan del Sud, rispettivamente alle 12.34 e alle 12.39 locali (5.34 e 5.39 in Italia) e hanno volato per 800 km fino all’altitudine massima di 60 km, secondo il comando di stato maggiore congiunto di Seul. La gravità della mossa è stata confermata dal ministero della Difesa nipponico, secondo cui i missili sono finiti nelle acque all’interno della zona economica esclusiva del Giappone, al largo della penisola di Noto, prefettura di Ishikawa.

Fonti governative di Seul hanno riferito che il Nord avrebbe lanciato una versione aggiornata del missile balistico KN-23 Iskander, poiché i militari hanno rilevato la cosiddetta manovra di pull-up, di rapida salita, nel corso del volo. Secondo l’ufficio presidenziale di Seul, i massimi funzionari della sicurezza hanno espresso “profonda preoccupazione” per i lanci di missili del Nord “in una fase in cui è urgente garantire la stabilità della situazione”, ha riferito la Yonhap.

Oltre alla dura condanna del premier nipponico Yoshihide Suga, il Dipartimento di Stato americano ha ribadito l’accusa di violazione delle sanzioni Onu, mentre l’esercito Usa ha sottolineato “l’impatto destabilizzante del programma di armi illecite” seguito da Pyongyang, malgrado la valutazione che “questo evento non rappresenti una minaccia immediata per gli Stati Uniti o per i nostri alleati”.

La contromossa

Il test odierno è coinciso con quello effettuato dalla Corea del Sud: un missile balistico lanciato da un sottomarino (Slbm) della classe Dosan da 3.000 tonnellate che ha visto l’inedita ispezione del presidente Moon. Fattori che hanno fatto temere ad alcuni osservatori una corsa agli armamenti tra le due Coree, dato che Seul con il suo Slbm è entrata nel ristretto club di Paesi con quel tipo di armi che annovera Usa, Russia, Gb, Francia, India, Cina e Corea del Nord. La movimentata giornata intercoreana si è sviluppata durante la visita del ministro degli Esteri cinese Wang Yi a Seul per colloqui con l’omologo Chung Eui-yong. Le parti hanno affermato che “tali azioni militari non sono utili per i legami intercoreani” e hanno promesso di lavorare a stretto contatto per una rapida ripresa del dialogo.

I colloqui sul nucleare tra Washington e Pyongyang sono in stallo ma l’amministrazione di Joe Biden si è detta pronta a tenere colloqui ovunque e in qualsiasi momento. Martedì il rappresentante speciale Usa sulle vicende nordcoreane, Sung Kim, ha espresso la volontà di cooperare con Pyongyang su questioni umanitarie “a prescindere dai progressi sulla denuclearizzazione”, dopo i colloqui di Tokyo con gli omologhi sudcoreani e giapponesi, Noh Kyu-duk e Takehiro Funakoshi. Il problema principale è proprio riportare Kim intorno a un tavolo sapendo che, come ha certificato l’Aiea, il complesso di Yongbyon ha mostrato allarmanti segni di riavvio di un reattore nucleare che produce plutonio.

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