Estero

Torre dei Moro a Milano, forse colpa dell'effetto lente

A originare le fiamme nel palazzo potrebbe essere stato proprio il riflesso dei raggi di sole su un vetro. escluso il cortocircuito. Proseguono le indagini

6 settembre 2021
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Si indaga anche sul cosiddetto "effetto lente", ossia sulla possibilità che il fuoco sia stato originato da un oggetto di vetro, come una bottiglia lasciata sul balcone, che ha fatto da specchio riflettendo i raggi solari su un altro oggetto, probabilmente un rifiuto, il quale per l'alta temperatura ha iniziato a bruciare.

È una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti che lavorano "per esclusione" sulle cause del maxi rogo che ha trasformato la Torre dei Moro di via Antonini, a Milano, in una torcia in pochi minuti, per fortuna senza causare vittime o feriti.

Nelle indagini, condotte dai vigili del fuoco e dalla squadra di polizia giudiziaria del dipartimento guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano e coordinate dal pm Marina Petruzzella, gli investigatori, oltre ad analizzare aspetti relativi alla sicurezza, stanno cercando di venire a capo dell'innesco dell'incendio partito certamente da un appartamento al 15esimo piano.

È stata esclusa l'ipotesi del cortocircuito, dato che il proprietario dell'abitazione e suo figlio, che viveva lì ed era fuori Milano da giugno, hanno messo a verbale che la corrente elettrica era stata staccata (conferma arrivata dall'analisi sui consumi), così come il custode. E viene preso in considerazione, dunque, anche un "caso fortuito": raggi solari riflessi da una bottiglia che potrebbero aver incendiato un rifiuto.

Nel frattempo, alcuni legali hanno depositato le nomine dei condomini come "persone offese". Stamani in Procura si è presentato l'avvocato Alessandro Keller, che rappresenta due persone che vivevano in appartamenti diversi, uno completamente distrutto. L'avvocato Solange Marchignoli, che assiste altri residenti del grattacielo, ha depositato oggi pure la nomina dell'ingegnere Massimo Bardazza come consulente. Qualora venissero disposti accertamenti irripetibili da parte dei pm, potrebbero, infatti, prendervi parte anche gli esperti indicati dai condomini che hanno subito danni.

Gli inquirenti dovranno ascoltare, poi, i responsabili della Moro Real Estate, costruttori della Torre, e quelli della Aza Aghito Zambonini spa che ha realizzato la facciata esterna a forma di vela, bruciata in pochi minuti perché i pannelli di cui era composta erano fatti, hanno messo nero su bianco i vigili del fuoco, di "materiale altamente infiammabile".

Anche l'effetto "camino", ossia lo spazio d'aria tra il rivestimento e la struttura principale, ha accelerato la propagazione delle fiamme. La Aza Aghito Zambonini, intanto, ha voluto precisare di non aver prodotto i pannelli esterni ma di averli acquistati "dalla società produttrice Alucoil s.a.u. di Burgos (Spagna)". Rivestimenti che "erano integralmente conformi alle specifiche tecniche del progetto e alle normative vigenti nel 2009", scelti "ed approvati dalla committenza dell'appalto".

Oggi, inoltre, il pm Petruzzella si è recato nel palazzo per un sopralluogo. Nell'inchiesta per disastro colposo gli inquirenti stanno analizzando la documentazione raccolta, come i faldoni della concessione edilizia, basandosi sulle normative, tra cui un decreto del '68 in materia urbanistica. È stato accertato che il grattacielo presentava diverse falle nella sicurezza, a partire dall'allarme e dai sistemi antincendio, che non avrebbero funzionato a dovere, fino ai materiali non ignifughi della "vela".

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