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Signori della guerra e vecchi politici al compromesso

Anche il figlio di Massud bussa ai negoziati con i talebani per spartirsi il potere e realizzare una transizione più morbida possibile

Bambine a volto scoperto e donne col burka (Keystone)
22 agosto 2021
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I Talebani chiamano, e all'appello si presentano amici e nemici. Nell'Afghanistan diviso in clan e tribù più che in fazioni politiche, l'asserita "inclusività" del potere offerta sul tavolo negoziale dai vincitori genera una corsa per i signori della guerra, i capi tribù e i vecchi politici, ansiosi di non rimanere esclusi dai giochi. Tanto che nelle ultime ore ha bussato alla porta delle trattative persino Ahmad Massud, trincerato nel Panjshir a capo di una rinnovata Alleanza del Nord, acerrima nemica da sempre dei Talebani e finora l'unica a tentare la resistenza ai nuovi padroni del Paese.

Figli e fratelli

Le fazioni e i personaggi che per ora restano esclusi dai giochi sono quindi solo quelli che si sono chiamati fuori da soli, uscendo di scena rocambolescamente, come il presidente uscente Ashraf Ghani, fuggito negli Emirati (con o senza borsoni pieni di denaro) e di cui però oggi ha fatto capolino il fratello Hashmat, o ancora il potente signore della guerra uzbeko Abdul Rashid Dostum, che invece di difendere Mazar-i-Sharif dai Talebani è scappato anche lui, forse in Tagikistan.

E Mohammad Ismail Khan, capo della milizia di Herat, riparato in Iran con lasciapassare degli stessi Talebani. "Siamo pronti a formare un governo inclusivo con i talebani attraverso negoziati politici, ma ciò che non è accettabile è la formazione di un governo afghano estremista", ha dichiarato, a sorpresa, Ahmad Massud, dicendosi al contempo "pronto a combattere" se le cose non dovessero andare come auspicato. Nella valle del Panjshir, dove i talebani hanno già inviato centinaia di combattenti, da lui controllata si sarebbe rifugiato Amrullah Saleh, ex vicepresidente, che dopo la fuga di Ghani si è dichiarato "legittimo presidente". Massud, che fino a ieri dichiarava che la "resistenza è appena cominciata", oggi, pur di portare "pace, sicurezza e stabilità", si è detto disponibile anche a perdonare gli assassini di suo padre, il 'Leone del Panjshir' Ahmad Shah Massud, vittima di un attentato suicida due giorni prima dell'11 settembre.

I grandi ritorni

Sono tornati protagonisti personaggi e fazioni fuori gioco da tempo, come Hamid Karzai, che fu presidente dell'Afghanistan dal 2004 al 2014, e il suo ministro degli Esteri Abdullah Abdullah, capo del governo sotto Ghani e che ha poi guidato il Consiglio per la Riconciliazione nazionale che, contestualmente ai negoziati di Doha, doveva riunire al tavolo di pace tutte le fazioni afghane. Karzai è apparso in un video con le tre figlie nel giardino di casa a Kabul nelle stesse ore in cui gli 'studenti del Corano' prendevano la capitale', guadagnandosi così il prestigio morale per negoziare. Karzai si presenterebbe al tavolo coi Talebani come membro di un Consiglio di coordinamento, di cui fanno parte anche Abdullah Abdullah e anche lo storico signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar, a capo della sanguinaria milizia Hezb-e-Islami (Hei). Detto 'Macellaio di Kabul' per la sua ferocia, Hekmatyar rimase indipendente ma alleato dei Talebani, insieme ai quali combatté le forze della Coalizione internazionale fino al 2016. Anno in cui firmò la pace con il governo di Ghani, divenuto perciò nemico dei Talebani ma attirato come altri dai propositi di "perdono" dei nuovi padroni.

Primo incontro

Nei giorni scorsi c'è stato un primo incontro a Kabul fra Karzai, Abdullah e Anas Haqqani, fratello minore del signore della guerra Sirajuddin Haqqani, capo della milizia detta Rete Haqqani, considerata la più pericolosa dagli Stati Uniti e fondata dal loro padre Maulvi Jalaluddin Haqqani (morto nel 2018) durante la guerra contro l'Urss, alleata storica dei Talebani di recente diventata organica a essi. Anas è stato liberato dalla prigione di Baghram nel 2019 in cambio del rilascio di due ostaggi americani, ed è ora considerato capo di una delle fazioni talebane, ma che ha voluto trattare per conto suo.

Nelle ultime ore, si è fatto vivo anche Hashmat Ghani, fratello del presidente fuggiasco, uomo d'affari e capo della popolazione nomade di Kochi, che afferma di aver incontrato i leader talebani e di riconoscere la transizione politica in atto. Quanto alla giornata di trattative, Abdullah Abdullah l'ha definita "costruttiva".

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