I terroristi il cui nome è legato a Bin Laden e all'11 Settembre potrebbero tornare protagonisti nella lotta agli "infedeli"
Al Qaida esulta per la "storica vittoria" dei suoi storici alleati in Afghanistan, ma per l'Isis, che con loro non è mai andata d'accordo, i Talebani vittoriosi altro non sono che "apostati" traditori e "agenti degli americani". "Allahu Akbar, congratulazioni. Gli americani e altre centinaia di migliaia di forze straniere fuggono dall'Afghanistan, la ventennale Jihad è diventata realtà", è stato il commento dei mujaheddin somali di Al Shabaab, affiliati ad Al Qaida.
Gli analisti ora temono che il nuovo 'Emirato' dia nuova linfa al jihadismo, oppure stimoli la concorrenza fra gruppi. Ma la realtà che emerge dal mondo del web non mostra in questi toni trionfalistici. L'analisi dei commenti della galassia jihadista sunnita nel mondo al ritorno dopo 20 anni al potere a Kabul degli "allievi del Corano" - pubblicata sulla Bbc dall'esperta Mina al-Lami - mostra anche un atteggiamento un po' 'attendista': si aspetta l'autoproclamato Emirato islamico al varco.
I Talebani cioè devono far capire se si darà seguito alle parole concilianti per l'Occidente espresse dai leader talebani, alle promesse sui diritti delle donne e sulla "inclusività" del potere, alle loro trattative a Doha con i nemici e alle aperture nei confronti della Cina. Oppure se prevarrà l'instaurazione della sharia, la legge islamica, sospendendo il giudizio in attesa di vedere quanto quest'ultima sarà ortodossa e radicale. Ma c'è anche chi si sente tradito, come i seguaci del gruppo jihadsta siriano Hayat tahir al-Sham (Organizzazione per la liberazione del Levante), che si sono visti girare le spalle da Al Qaida per alcune dichiarazioni 'aperturiste', che ora, si evince dagli umori intercettai sul web, vengono perdonate sfacciatamente ai conquistatori di Kabul.
Quanto all'Isis, con ogni probabilità non farà nulla per aiutare i Talebani a instaurare un governo stabile. In disaccordo con la leadership talebana sulla strategia per riconquistare il Paese durante l'occupazione delle forze di coalizione, nel 2015 l'Isis, al culmine del successo dello Stato islamico in Siria e Iraq, formò una sua scheggia talebana dissidente in Afghanistan chiamata lo Stato islamico della Provincia di Khorasan (Iskp) che ha cercato di fare concorrenza ai seguaci del mullah Omar.
Riuscì anche a raccoglierne dei fuoriusciti, delusi dagli insuccessi militari talebani di allora, ma rimase sostanzialmente minoritaria e con scarse risorse. Poi, fra 2017 e 2019 una serie di offensive dei talebani 'originari' riuscì sostanzialmente a sradicare l'Iskp dal territorio, lasciando alle forze di coalizione di completare l'opera, anche se alcune stime ritengono che in Afghanistan si annidino ancora circa 2.000 mujaheddin seguaci dell'Isis.
Ora in maggioranza i sostenitori dell'ex Stato islamico, riferisce la Bbc, sono giunti alla conclusione che i talebani vittoriosi a Kabul siano "agenti degli Stati Uniti", attraverso i quali l'America continuerà a esercitare il suo potere, frutto di un compromesso, se non di un trattato segreto.