Estero

Coronavirus, la Cina si oppone a una seconda indagine dell'Oms

Per Zeng Yixin, numero due della Commissione sanitaria nazionale cinese, un'altra ricerca sulle origini del Covid 'ignora il buon senso e sfida la scienza'

Zeng Yixin (Keystone)
22 luglio 2021
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La proposta dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di portare avanti un'altra missione di ricerca delle origini del Covid in Cina, alludendo a una "fuga di laboratorio" a Wuhan, mostra "arroganza verso la scienza". Zeng Yixin, numero due della Commissione sanitaria nazionale cinese, ha chiarito che Pechino non accetterà mai "un tale piano di tracciamento delle origini poiché, in alcuni aspetti, ignora il buon senso e sfida la scienza".

Nei giorni scorsi l'Oms ha proposto un'altra fase di studi sulle origini del Covid in Cina, comprensiva dell'esame dei dati del Laboratorio di virologia e dei mercati di Wuhan, chiedendo trasparenza alle autorità cinesi. Zeng ha affermato, nel corso di una conferenza stampa dedicata al tracciamento dell'origine del Covid tenuta con altri funzionari ed esperti cinesi, di essere rimasto sorpreso quando ha letto per la prima volta il piano dell'Oms perché ha elencato, tra l'altro, l'ipotesi che una violazione cinese dei protocolli di laboratorio potesse aver causato il rilascio del virus durante le attività di ricerca. "Speriamo che l'Oms riesamini seriamente le considerazioni e i suggerimenti degli esperti cinesi e tratti veramente il tracciamento dell'origine del Covid-19 come una questione scientifica, liberandosi dalle interferenze politiche", ha aggiunto Zeng, ricordando che al Cina "si è sempre opposta alla politicizzazione dello studio" sull'origine del virus.

Primi casi emersi a Wuhan nel dicembre del 2019

I primi casi noti di infezione sono emersi nella città di Wuhan a dicembre 2019 e si credeva che il virus fosse passato agli esseri umani dagli animali venduti a fini alimentari al mercato cittadino di Huanan. A maggio, il presidente americano Joe Biden ha ordinato alle agenzie di intelligence Usa di trovare risposte alle numerose domande ancora aperte sull'origine del nuovo coronavirus, a maggior ragione dopo che l'indagine congiunta degli esperti di Oms e Cina, tra gennaio e febbraio 2021, ha chiarito molto poco.

Zeng ha esortato l'agenzia dell'Onu di Ginevra a espandere gli sforzi di ricerca oltre la Cina, puntando ad altri Paesi. "Abbiamo presentato il 4 luglio all'Oms le raccomandazioni per la fase 2, ritenendo che lo studio dovrebbe essere basato sul lavoro congiunto Oms-Cina e condotto in molti altri luoghi in tutto il mondo dopo le consultazioni complete con gli Stati membri dell'agenzia", ha aggiunto. "Riteniamo che una perdita di laboratorio sia estremamente improbabile e che non sia necessario investire più energie e sforzi in questo senso", ha aggiunto da parte sua Liang Wannian, a capo del team cinese che ha indagato a Wuhan. Tuttavia, Liang ha notato che l'ipotesi dell'incidente di laboratorio non può essere del tutto esclusa, suggerendo che se le prove fossero giustificate, altri Paesi potrebbero esaminare l'ipotesi presso i loro laboratori.

Esaminati primi 174 pazienti

La Cina ha rispedito al mittente le accuse dell'Oms sulla mancata presentazione ai suoi esperti dei dati grezzi dei primi pazienti o dei primi casi sospetti di Covid-19 durante la missione fatta a Wuhan tra gennaio e febbraio 2021. "Abbiamo presentato i dati di 174 primi pazienti al team congiunto e li abbiamo analizzati insieme. Ma a causa delle restrizioni legali, il profilo dei pazienti e altri contenuti che coinvolgono la privacy non possono essere copiati e conservati da esperti stranieri, che è una pratica comune e gli esperti hanno capito", ha detto Liang Wannian. Liang ha parlato nel corso di una conferenza stampa dedicata alle problematiche del tracciamento del Covid-19, mentre l'Oms punta a una nuova missione in Cina

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