Estero

Abusi sui "chierichetti del Papa": chiesti 6 e 4 anni

I fatti avvenuti nella diocesi di Como. Il procuratore generale: "Sono stati atti di violenza, non cose da ragazzi"

Due giovani chierichetti (Keystone)
15 luglio 2021
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Sei anni di reclusione per don Gabriele Martinelli, oggi quasi 29enne, per atti di violenza carnale aggravata e atti di libidine aggravati, e quattro anni per don Enrico Radice, 71 anni, per favoreggiamento. Sono le richieste di condanna del Promotore di Giustizia, nell'udienza che si è svolta oggi in Vaticano nell'ambito dei presunti abusi nel Preseminario San Pio X, gestito dall'Opera don Folci della diocesi di Como, che ospita i cosiddetti 'chierichetti del Papa'.

Un processo parallelo per gli stessi fatti è aperto anche al Tribunale di Roma. Una nuova udienza si terrà domani, per dare spazio a uno degli avvocati della difesa e al legale dell'Opera don Folci, mentre la sentenza dovrebbe arrivare dopo l'estate. Il Preseminario, dove sarebbero avvenuti gli abusi, quando abusatore e vittima erano entrambi minorenni, è collocato a Palazzo San Carlo, a pochi metri da Casa Santa Marta, dove risiede Papa Francesco, il quale ha recentemente deciso che da settembre la struttura si sposti fuori dalle mura vaticane.

Le richieste

Il Promotore di Giustizia vaticano, Roberto Zannotti, ha chiesto 8 anni di reclusione, ridotti a 4 anni, per don Martinelli per il reato di violenza carnale aggravata e altri 4 anni, ridotti a 2, per atti di libidine aggravati. Quindi un totale di 6 anni di reclusione, ridotti a motivo della minore età dell'imputato all'epoca dei fatti (Martinelli è di pochi mesi più grande della presunta vittima). Richiesti per monsignor Radice, Rettore del Preseminario negli anni ai quali risalgono i fatti, imputato per favoreggiamento, 4 anni di reclusione. Si è trattato di veri e propri "atti di violenza" e non di "cose di ragazzi". Questa la premessa del Promotore di Giustizia che ha ricordato le minacce che Martinelli avrebbe rivolto a L.G., a cominciare dal ricatto di concedergli ruoli importanti nel servizio liturgico delle messe papali in cambio di favori sessuali ("Dai che poi ti faccio servire la messa al Papa"). "Mi sembra una blasfemia", ha detto il pm vaticano.

Il magistrato ritiene che non c'è stato consenso agli atti da parte della vittima: "Non bisogna confondere il consenso con la partecipazione all'atto". Sull'ex Rettore Radice, Zannotti ha detto che il suo comportamento è "ancora più grave" delle violenze sessuali, "sia per la carica, che per l'ostinazione di coprire fatti evidenti a tutti". Per l'avvocato della vittima L.G., Dario Imparato, il punto della vicenda non è "l'omosessualità di Martinelli" bensì "l'ottica del potere", "l'esercizio violento di un soggetto potente e prepotente, che prima di soddisfare la sua libido, voleva soddisfare la sua sete di potere". Potere proveniente da "un rapporto malsano" con il rettore Radice, l'altro imputato del processo.

Le vittime

"Questa vicenda racconta il fallimento di piccole comunità chiuse, impermeabili all'esterno", cosa che favorisce "abusi di potere". "È la punta di un iceberg", ha affermato il legale della vittima chiedendo la condanna di entrambi gli imputati. "Spesso per processare un sistema, bisogna processare un singolo". L'avvocato di don Radice, Agnese Camilli Carissimi, ha sottolineato che "dai fatti copiosamente emersi, nulla si è evidenziato" sull'ex Rettore. La legale ha sottolineato che tutte le accuse di L.G. e Kamil Jarzembowski (l'ex alunno polacco, unico testimone oculare) siano partite dopo l'espulsione di quest'ultimo dal Preseminario. Ha quindi parlato di "vendetta" e ha chiesto l'assoluzione di Radice con formula piena: "Difficile immaginare una sentenza di condanna con una tale mancanza di prove".

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