Estero

Haiti, morta anche la moglie del presidente ucciso

Martine Moise è deceduta per le ferite riportate nell'attacco. Lo riferisce il portale di notizie HaitiLibre con conferma da parte di un medico haitiano

Martine Moise insieme al marito Jovenel, presidente di Haiti, durante la cerimonia di insediamento nel 2017 (Keystone)
7 luglio 2021
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Martine Moise, moglie del presidente Jovenel Moise, ucciso la notte scorsa nella sua residenza di Port au Prince, è deceduta per le gravi ferite riportate nell'attacco di un gruppo di 'mercenari'. Lo riferisce il portale di notizie HaitiLibre. Il medico haitiano Hans Lancer ha confermato la notizia in una telefonata al programma radiofonico 'Hoy Mismo'. In tutto il Paese è stato decretato lo stato d'assedio

Rep. Dominicana ordina chiusura delle frontiere. Chiuso aeroporto di Port-au-Prince

L'aeroporto internazionale di Port-au-Prince ad Haiti è stato chiuso al traffico  e gli aerei in avvicinamento sono stati costretti a tornare indietro o a modificare la loro rotta. E' quanto è toccato ad un aereo di American Airlines, proveniente da Fort Lauderdale, che è tornato al suo punto di
partenza. Da parte sua la compagnia haitiana Sunrise Airlines ha annunciato che tutti i suoi voli "sono cancellati fino a nuovo avviso".

Il presidente della Repubblica Dominicana, Luis Abinader, ha intanto ordinato l'immediata chiusura del confine con Haiti dopo l'assassinio del presidente haitiano Jovenel Moise. Lo riferiscono fonti locali.

Il presidente dominicano ha convocato con urgenza i suoi principali comandi militari per definire strategie di fronte alla situazione nel paese vicino. Abinader ha deciso di rafforzare la sorveglianza militare e le azioni di sicurezza al confine.

Moise è stato ucciso questa mattina da un commando armato che è entrato nella sua residenza.

L'imprenditore rapito: 'È un Paese pericoloso'

L'imprenditore catanese Vanni Calì, 74 anni, rapito ad Haiti il 1 giugno scorso e rilasciato 22 giorni dopo che, in un'intervista al quotidiano La Sicilia, parla di un Paese che fa paura.  "Ero ad Haiti dall'agosto del 2017 - ricostruisce Calì - e sino a sei mesi fa non c'era quella paura, quel timore dei sequestri di persona a scopo estorsivo. Certo, la situazione è sempre stata difficile: la povertà terribile, la violenza pane quotidiano, ma noi stranieri, soprattutto quelli considerati in qualche modo portatori di aiuti, di imprese, di lavoro, ci eravamo sempre sentiti protetti. Poi - aggiunge l'imprenditore - è esploso il caso dei religiosi francesi rapiti e da lì è cambiato tutto. La paura, a quel punto, c'era, tanto che proprio il giorno del mio rapimento, avrei dovuto incontrare alcune persone incaricate di occuparsi della mia sicurezza. Non abbiamo fatto in tempo". Nella 'prigione' sporca, con poco cibo e acqua con lui c'erano anche altri sequestrati, compresa una ragazzina che, dice, gli ha "salvato la vita dandomi parte del suo cibo" quando ha avuto un violento calo di zuccheri.  "Ehi, omo blanco, ehi. Noi a te... bum, bum, bum". Era la minaccia quotidiana che riceveva dai suoi sequestratori. Ad Haiti Calì non tornerà: "l'ho promesso a mia moglie e ai miei due figli, non li lascerò più".

 


 

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