Cinque arresti all'Apple Daily. Le proteste: ‘Ormai la libertà di stampa è appesa a un filo’
Una retata compiuta da 500 agenti ha decapitato i vertici dell'Apple Daily, il popolare tabloid pro-democrazia del tycoon Jimmy Lai e della sua società editrice Next Digital, i cui titoli sono stati sospesi in Borsa: il blitz della polizia di Hong Kong, mai effettuato su scala così vasta contro i media, è partito nel pieno della notte con l'arresto del direttore del quotidiano Ryan Law, dell'amministratore delegato della holding Cheung Kim-hung e di altri tre alti dirigenti.
Poi, al mattino, sono stati portati tutti in manette nella redazione del quotidiano dove, una volta bloccati ingressi e uscite, sono stati identificati tutti i giornalisti e perquisiti i computer e gli uffici. Malgrado gli avvertimenti, il blitz è finito in streaming sull'account di Facebook dell'Apple Daily, a testimoniare l'ultimo pesante colpo in nome della legge sulla sicurezza nazionale imposta a giugno 2020 dalla Cina all'ex colonia britannica.
La libertà di stampa di Hong Kong è "appesa a un filo" e "sta subendo una stretta mirata da parte del regime", ha scritto lo stesso giornale in un messaggio sulla sua app, ma "tutti i membri di Apple Daily rimarranno saldi e fermi" al loro posto. Un proposito complicato dato che il raid ha portato al congelamento di asset equivalenti a 2,3 milioni di dollari di proprietà di tre società collegate al tabloid mettendo a rischio la stampa della pubblicazione: si tratta di Apple Daily Limited, Apple Daily Printing Limited e Ad Internet Limited.
Il tycoon Jimmy Lai, recentemente arrestato (Keystone)
Jimmy Lai, il 72enne tycoon dei media pro-democrazia, è in carcere da fine 2020 per una serie di accuse e condanne sulla partecipazione a manifestazioni illegali legate alle proteste pro-democrazia del 2019. Su di lui pende anche la contestazione più pesante di "collusione" con uno Stato straniero. Quest'ultima, punibile anche con l'ergastolo, è alla base del blitz odierno.
In una conferenza stampa il sovrintendente senior Steve Li ha appunto parlato di arresti effettuati per "collusione con un Paese straniero o con elementi esterni per mettere in pericolo la sicurezza", in violazione della legge sulla sicurezza nazionale. "Abbiamo trovato nel quotidiano e nella sua versione Internet, finora, oltre 30 articoli che chiedono a Paesi e istituzioni stranieri di imporre sanzioni a Hong Kong e alla Repubblica popolare. Anche in inglese e cinese", ha spiegato Li. "Questo è complotto, non stiamo parlando di lavoro mediatico o giornalistico, stiamo parlando di un complotto in cui gli indagati hanno usato il lavoro giornalistico per colludere con un Paese straniero o elementi esterni per imporre sanzioni o atti ostili", ha detto il segretario alla Sicurezza, John Lee, sollecitando i giornalisti a rispettare la legge.
La Gran Bretagna ha accusato la Cina di attaccare le "voci dissenzienti", chiedendo il rispetto della libertà di stampa. "I raid e gli arresti nella redazione di Apple Daily mostrano che Pechino sta usando la legge sulla sicurezza nazionale per colpire le voci dissidenti e non per occuparsi della sicurezza pubblica", ha denunciato su Twitter il ministro degli Esteri Dominic Raab. Una richiesta destinata a cadere nel vuoto, come quella contenuta nel comunicato finale di domenica del summit dei leader del G7 tenuto in Cornovaglia.
Copie dell'Apple Daily fresche di stampa (Keystone)