Estero

Domenica il nuovo governo Bennett senza Netanyahu

Ribaltone dopo dodici anni di dominio da parte di Bibi. Ma arriva la scomunica cabalistica

Naftali Bennett (Keystone)
11 giugno 2021
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Dopo oltre 12 anni di governo, Benyamin Netanyahu si appresta a lasciare il potere: al suo posto nella storica residenza di Via Balfour a Gerusalemme andrà Naftali Bennett. Un ribaltone epocale per Israele che troverà consistenza nel pomeriggio di domenica prossima quando il nuovo governo di unità di Yair Lapid e Bennett - una coalizione di 8 partiti, arabi compresi - si presenterà alla Knesset per la necessaria fiducia di almeno 61 seggi su 120. Subito dopo - se così sarà - il giuramento e l'insediamento al governo.

"La firma degli accordi mette fine a 2 anni e mezzo di crisi politica", ha detto Bennett dopo la consegna alla Knesset degli accordi di governo, passo formale chiesto dalla legge per andare al voto. Primo premier con la kippà in testa nella storia di Israele e primo ad arrivare in cima senza aver ricevuto l'incarico di governo, Bennett si è detto consapevole che "grandi sfide attendono i cittadini di Israele" pur nella convinzione che il "governo del cambiamento" è ben visto "da tutti". Anche se non sembra così. Nei giorni scorsi è stato attaccato pesantemente dai partiti confessionali della coalizione di Netanyahu che hanno definito il suo governo "malvagio".

Equilibri delicati

Ed oggi per il religioso Bennett - cosi come avvenne per Yitzhak Rabin per gli Accordi di Oslo e Ariel Sharon per il ritiro da Gaza - è arrivata puntuale sul web "una maledizione cabalistica". Nota come 'Pulsa de Nura' ('staffilata di fuoco', in aramaico) è stata lanciata contro il leader nazionalista considerato "uno scellerato che vuole colpire il mondo della Torah".  L'accusa è sempre la stessa: Bennett non è andato con Netanyahu ma alla fine ha scelto la coalizione di Lapid di cui fa parte anche il partito islamista Raam di Mansour Abbas. "Questo governo - ha sottolineato Bennett che sarà premier fino ad agosto del 2023 per poi lasciare il posto a Lapid - lavorerà per tutti gli israeliani: religiosi, laici, ultra ortodossi, arabi, senza alcuna eccezione".

Ma è vero che la nuova coalizione sulla carta è figlia di un equilibrismo politico composto da 3 partiti di destra, 2 di centro, 2 di sinistra e 1 arabo. Sono loro ad assicurare i 61 seggi necessari: la destra di Bennett ne porta 6 (su 7 deputati, visto che uno ha preannunciato il voto contrario), 6 con Gideon Saar - ex pupillo di Netanyahu - e 7 con Avigdor Lieberman. Il centro contribuisce con 17 seggi di Lapid e 8 con Benny Gantz; la sinistra, 7 con i Laburisti e 6 con il Meretz. Raam ne porterà 4. In totale 61 esatti: una maggioranza di misura che non avrà vita facile alla Knesset dove la vecchia maggioranza di Netanyahu e dei partiti confessionali è pronta al gioco pesante.

L'ex premier temporeggia

L'attuale premier - dopo aver fallito nell'incarico affidatogli dal presidente Reuven Rivlin e aver invano corteggiato proprio gli arabi di Abbas - ha fatto di tutto in queste settimane per impedire al nuovo governo di coagularsi e ha evocato "la frode elettorale" come Trump. Al momento non è stata fissata neppure una data per il passaggio delle consegne. Netanyahu - che secondo i media ha rifiutato la proposta del suo partito di una candidatura all'ultimo momento alla presidenza dello Stato vista la fine dell'incarico a Rivlin - non sembra quindi intenzionato a mollare. Gli uomini del Likud a lui più vicini, lo hanno descritto ai media come fortemente intenzionato a combattere il "governo del cambiamento" da leader dell'opposizione anche se alle prese con un processo in corso a Gerusalemme. Questo governo - hanno preannunciato all'unisono - "lo faremo cadere".

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