Estero

Hong Kong blindata per Tienanmen, la piazza simbolo vuota

Centinaia di persone hanno sfidato il divieto e manifestato in altre parti della città. Arrestata l’attivista Chow Hang-tung.

Studenti osservano un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Tienanmen
(Keystone)
4 giugno 2021
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Pechino – Il Victoria Park è rimasto per la prima volta in 32 anni deserto, blindato e inaccessibile agli attivisti pro-democrazia di Hong Kong desiderosi di onorare le vittime della strage di Piazza Tienanmen del 4 giugno 1989. Ma nonostante la mancata autorizzazione alla veglia tenuta senza interruzioni dal 1990 al 2019, le minacce di arresto e le gravi conseguenze ventilate per la legge sulla sicurezza nazionale, centinaia di persone hanno sfidato il divieto della polizia schierata con 7mila agenti, manifestando a Causeway Bay e in altre parti della città.

Troppo importante e simbolico resta l'evento per essere trascurato, tanto da far litigare ancora una volta Usa e Cina. In molti hanno acceso candele, anche elettriche, o hanno usato la luce degli smartphone per esprimere la volontà di non piegarsi al percorso sempre più chiaro tracciato per Hong Kong, la cui normalizzazione a dispetto dell'autonomia goduta dopo il ritorno del 1997 sotto la sovranità cinese è ora imposta da Pechino e dalla leadership comunista dopo gli scontri antigovernativi del 2019.

‘Il passato diluito nella storia’

Per le strade di Hong Kong sono ritornati gli slogan delle proteste di due anni fa, come 'Liberare Hong Kong, rivoluzione dei nostri tempi' e 'Indipendenza di Hong Kong, unica via d'uscita'. E la tensione è salita a Causeway Bay e a Mong Kok, nel quartiere di Kowloon, dove la polizia, che ha schierato blindati e un cannone ad acqua, ha avvertito la folla che il raduno stava avvenendo in violazione della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino a fine giugno 2020 e delle norme sull'ordine pubblico.

Per la prima volta in assoluto, la strage di Piazza Tienanmen non è stata commemorata pubblicamente in alcuna parte del mondo dove si parla cinese, neppure a Taiwan, bloccata dalle norme sanitarie per l'ondata di Covid-19. La presidente Tsai Ing-wen ha ricordato su Facebook le vittime della repressione e il valore della democrazia nell'isola, da difendere.

"Non dimentichiamo, non deludiamo. Sono passati 32 anni dal 1989 al 2021. Io avevo 57 anni, un giovane anziano, mentre i giovani di 57 e 60 anni erano solo ventenni quell'anno", ha detto il cardinale Joseph Zen nell'omelia tenuta nella chiesa di Sant'Andrea a Hong Kong durante la messa serale. "Ci sarà un ricordo profondo di quello che è successo il 35 maggio (data fittizia per indicare il 4 giugno, data che Pechino vuole oscurare, ndr); ma i ventenni attuali non possono che ascoltare il racconto altrui del passato che sta per essere diluito dalla storia", ha scritto sull'account Twitter l'anziano prelato di Hong Kong, voce critica dell'accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi tra Santa Sede e Cina. "Il loro sacrificio è per noi", ha osservato Zen.

Otto arresti e battibecchi diplomatici

A fine giornata, l'ultimo bilancio diffuso dalla polizia parlava di sei arresti per assemblea illegale, in aggiunta ai due eseguiti in mattinata, tra cui Chow Hang-tung, la vicepresidente dell'Alleanza di Hong Kong, l'associazione che ha sempre organizzato la veglia annuale, per avere sollecitato l'adesione ad un evento vietato.

La strage di piazza Tienanmen ha poi riacceso le polemiche tra Cina e Stati Uniti. In una nota il segretario di Stato americano Antony Blinken ha ricordato la "lotta per la democrazia" del popolo cinese che riecheggia anche a Hong Kong, chiedendo "trasparenza" e "un resoconto completo di coloro che furono uccisi, detenuti o dati per dispersi".

Secca la risposta del ministero degli Esteri cinese: "Ferma opposizione" alle critiche Usa verso quelle "turbolenze politiche" avvenute alla fine degli anni '80, che sono "una questione interna. Prima di attaccare altri Paesi sui cosiddetti diritti umani, gli Usa dovrebbero guardarsi allo specchio e vedere le proprie violazioni dei diritti umani", ha affermato il portavoce Wang Wenbin.

L'Ue, invece, ha sollecitato il "rilascio immediato" degli attivisti imprigionati o già condannati per la veglia dello scorso anno, tra cui Joshua Wong e il magnate dei media Jimmy Lai. Mentre un documento di condanna europeo ha visto ancora il veto dell'Ungheria di Orban, il cui ministro degli Esteri è in visita proprio a Pechino.

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