Colpito dagli hacker il sito di UsAid. Ore di tensione, poi in serata la conferma: l'incontro del 16 giugno con Putin ci sarà
Alta tensione tra Usa e Russia alla vigilia del summit tra i due Paesi, previsto il 16 giugno a Ginevra. A meno di tre settimane dal primo, attesissimo faccia a faccia tra Joe Biden e Vladimir Putin si materializzano altre frizioni: un nuovo cyber attacco con lo zampino dei servizi segreti di Mosca e l'uscita definitiva di Washington da Open Skies, un trattato quasi trentennale che consentiva la reciproca sorveglianza aerea. Senza dimenticare l'accoglienza riservata oggi dallo zar al presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, l'ultimo dittatore d'Europa, dopo la condanna della comunità internazionale per il dirottamento di un volo Ryanair allo scopo di arrestare un giornalista di opposizione.
A surriscaldare l'atmosfera pre-vertice è in particolare l'ultimo hackeraggio, messo a segno con la vecchia tecnica del phishing: i pirati informatici sono riusciti a usare un account dell'USAid, l'agenzia federale americana per gli aiuti internazionali, inviando false email con un virus contenenti le "nuove rivelazioni" di Donald Trump sui presunti brogli elettorali. Nel mirino circa 3000 email di oltre 150 organizzazioni di almeno 24 Paesi, un quarto delle quali impegnate nello sviluppo internazionale, negli aiuti umanitari e nei diritti umani. Molte di queste hanno criticato Putin, denunciando le azioni russe contro i dissidenti o protestando contro l'avvelenamento e l'incarcerazione dell'oppositore Alexiei Navalny. Sarebbe questo il vero obiettivo dell'offensiva, iniziata a gennaio e tuttora in corso.
A rivelarla pubblicamente è stata Microsoft, secondo cui dietro ci sarebbero hacker del gruppo Nobelium, lo stesso del cyber attacco SolarWind, ritenuto da Microsoft "il più grande e il più sofisticato mai visto al mondo", di cui sono rimaste vittime numerose agenzie governative e aziende americane. Un gruppo ritenuto legato al Svr, la Cia russa, già coinvolto negli hackeraggi del partito democratico nel 2016. Biden ha assunto una postura durissima contro Putin, definendolo "un killer" e imponendo una raffica di sanzioni per varie azioni russe, dalle interferenze elettorali alla detenzione di Navalny sino a Solarwind. Ma ha scelto misure "proporzionate", spiegando di non voler "avviare un ciclo di escalation e di conflitto con la Russia", con la quale cerca un "rapporto stabile e prevedibile".
Ora però si trova di fronte a questa nuova provocazione, pochi giorni dopo il cyber attacco - con riscatto da 5 milioni di dollari - a Colonial Pipeline, il più grande oleodotto americano bloccato per una settimana da hacker russi, anche se apparentemente non legati al Cremlino. Sembra evidente che la risposta di Biden è stata insufficiente. Come pure che Putin vuole arrivare al vertice da una posizione di forza, dimostrando che nessun tipo di sanzione fermerà la Russia. Difficile ora per il presidente Usa mostrare i muscoli, rischiando di compromettere il summit. Ma il commander in chief ha lanciato comunque un messaggio al Cremlino: ha confermato l'uscita dal trattato Open Skies accusando Mosca di continuare a violarlo, anche se aveva duramente criticato Trump per questa scelta. Una mossa quasi simbolica, dato che ora bastano i satelliti per monitorare i movimenti di truppe e armi. Ma anche i simboli contano nelle schermaglie che precedono i summit.
L'incontro di Ginevra del 16 giugno tra Usa e Russia, in ogni caso si farà. La conferma è arrivata in serata.