Estero

Da Pinochet a Pikachu, così il Cile cambia la Costituzione

Un'ondata di nomi nuovi, fuori dai partiti, tra i 155 eletti della Costituente. Sconfitta pesante per il presidente Piñera e trionfo dei manifestanti

In Cile si vota anche vestiti da dinosauri (Keystone)
17 maggio 2021
|

Dalla Costituzione del padre padrone Pinochet a quella della Zia Pikachu. Quanto è cambiato il Cile in quarant’anni lo dicono i fatti, ma anche i nomi. Spetterà a Giovanna Grandón - per tutti Zia Pikachu - e agli altri 154 neoeletti dell’Assemblea Costituente riscrivere le regole base della società cilena. Ci si è arrivati dopo le proteste di massa del 2019 e il referendum dell’ottobre scorso, preteso e infine ottenuto dai manifestanti. Un plebiscito storico che riscatta il referendum-truffa del 1980, quello creato ad arte per dire sì alle leggi volute da un solo uomo a cui non si poteva dire no.

Sette mesi fa i cileni hanno deciso, con una maggioranza schiacciante (78,28%), di avere una nuova Costituzione scritta da mani democratiche e non assassine. Nel weekend hanno deciso - sempre alle urne - di chi saranno quelle mani. La storia del Paese sudamericano, legata indissolubilmente all’assalto alla Moneda, alle torture e al pugno duro degli anni di Pinochet, è passata più che mai dalle urne sin dal 1988, anno in cui la democrazia sorprese il Caudillo sicuro di una riconferma che già stava scritta nella sua Costituzione e andava “solo” ratificata - come atto formale - da un popolo che invece all’improvviso si scoprì maggioranza nonostante una campagna elettorale a senso unico.


Giovanna Grandón, nota come Zia Pikachu, è tra i 155 della Costituente (Youtube)

La reazione dei mercati

I risultati comunicati ieri - sebbene meno clamorosi - hanno nuovamente prodotto un effetto sorpresa, lasciando la lista unica dei partiti di centrodestra (Vamos por Chile), quella che appoggia il governo del presidente Sebastián Piñera, con soltanto 37 seggi. Per avere voce in capitolo nella scrittura della nuova Costituzione avrebbero dovuto ottenerne almeno 52, ovvero un terzo dell’intera Assemblea. Ciò avrebbe voluto dire poter mettere dei veti, ostacolare un processo cha a questo punto è molto sbilanciato a sinistra. Una rivincita postuma per chi aveva creduto nella rivoluzione socialista di Salvador Allende, una soddisfazione per chi aveva - a rischio della vita - manifestato contro Piñera a partire dall’autunno del 2019. Le strade si erano riempite di scritte che richiamavano al periodo della dittatura e in alcuni giorni il governo non aveva fatto nulla per non sembrarlo. Era stato coniato perfino il nome Piñechet, che girava di bocca in bocca, che passava di muro in muro, di volantino in volantino.

Il centrodestra non ha perso, ha straperso. Ma se i carri armati non sono più la soluzione per tutto, chi sostiene il presidente ha altre armi. La Borsa di Santiago ha registrato in apertura una forte flessione, in segno di reazione al voto massiccio verso candidati indipendenti e di sinistra. L’Ipsa, che monitora i movimenti dei 40 titoli più importanti, ha registrato la più forte flessione dal marzo 2020, quando le manifestazioni antigovernative iniziate cinque mesi prima non accennavano a smettere. La netta affermazione degli indipendenti candidati dai movimenti sociali, del Partito comunista e del Frente Amplio hanno sbaragliato gli uomini di Piñera anche nelle elezioni per i governatori e i sindaci producendo un piccolo terremoto finanziario, che ha fatto tremare anche il cambio, con il dollaro scambiato a 720 pesos: venti pesos in più rispetto ad appena 24 ore prima.


Un manifestante con la maschera di Pinochet (Keystone)

L'autogol delle quote rosa

È la vittoria delle due grandi liste di opposizione, Apruebo Dignidad, che comprende il Frente Amplio e il Partito comunista (28 seggi), e Apruebo, composta dai partiti della ex Concertación (Dc, Ppd, Pr e Ps). A questi si aggiungono i veri trionfatori, i candidati indipendenti che - chi fuori chi dentro i partiti - hanno contribuito a superare i due terzi dei 155 seggi della Costituente. Una sinistra nuova, ambientalista, lontana dalle dinamiche di partito: un’ondata di signor nessuno, avvocati dei poveri, geologi, studenti noti in piccole comunità o emersi recentemente come leader del movimento di protesta: tra loro proprio Zia Pikachu, un’autista di scuolabus che attirò l’attenzione durante le proteste del 2019 per via del suo eccentrico costume da Pokemon. A risultato ottenuto la donna - oramai popolarissima - ha ringraziato su Twitter con un messaggio che parte dal 2019, ma arriva più lontano: “Voglio ringraziare gli studenti che saltano i tornelli, quelli che hanno dato la vita, quelli che hanno perso gli occhi, i torturati. Quelli che non hanno mai liberato le strade”. Tutti riferimenti al tam-tam dei giorni più caldi della protesta quando si diceva che lasciare le strade senza ottenere un’Assemblea Costituente sarebbe stata fatica sprecata.


Scontri nel centro di Santiago nella primavera del 2020 (Keystone)

Nel giorno che segna una svolta, il meccanismo creato per favorire l’elezione delle donne ne ha frenata un’altra: le quota rosa che garantivano un accesso paritario a uomini e donne nella Costituente hanno paradossalmente favorito gli uomini, che erano stati meno votati. E per questo alcune elette hanno dovuto lasciare via libera a candidati maschi con meno preferenze.

Altra nota stonata l’affluenza, già bassa in generale (48%) e bassissima tra gli indigeni (22%), nonostante avessero 17 posti riservati ai loro rappresentanti. Insomma, non tutti fanno festa con la stessa dose di entusiasmo, anche tra gli emarginati, ma il fantasma di Pinochet è stato spostato un poco più in là. E anche chi, trent’anni dopo, si è trovato a imitarne metodi e soluzioni in un Cile diverso, sceso in strada a cambiare le regole in attesa di poter votare qualcuno che le riscrivesse.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE