Estero

Boom di contagi in India dopo i bagni nel Gange

Il Paese credeva di aver raggiunto l'immunità di gregge e ha riaperto cerimonie religiose e stadi: il risultato è una nuova emergenza sanitaria

Un momento delle celebrazioni del 12 aprile (Keystone)
19 aprile 2021
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Un misto di panico e sconforto: è lo stato d'animo che regna in queste ore tra gli abitanti di Delhi. Che da questa sera sono costretti a chiudersi in casa e a limitare gli spostamenti, per almeno sette giorni. "Ma il lockdown sarà di certo prorogato", prevedono i tanti che oggi si sono messi in coda per procurarsi prodotti 'non essenziali', con le attese più lunghe davanti ai negozi di alcolici.

Un gran brutto momento, e non solo per Delhi: l'intera India è travolta da una devastante seconda ondata di Covid-19, con un rapidissimo boom di nuovi casi giornalieri, oltre 273 mila il record di ieri. Un'ondata che nel giro delle ultime settimane è sfociata in un'emergenza sanitaria ormai insostenibile: ospedali sovraffollati, posti letto e terapie intensive al completo, personale sanitario allo stremo, file di ambulanze fuori dalle cliniche, stati locali che chiedono al governo di fornire ossigeno e medicinali, ormai introvabili, se non al mercato nero.

Calcoli sbagliati

Oltre a Delhi, la città più colpita, sono già in lockdown, o stanno per entrarci, altre megalopoli come Mumbai e numerosi Stati. E dire che a fine gennaio il Paese si era illuso di avere raggiunto l'immunità di gregge, grazie all'età media molto bassa, a una forte immunizzazione acquisita e alla sua ampia popolazione rurale: i casi erano sotto i 10mila al giorno. Da allora, dicono gli esperti, il governo ha fatto scelte contraddittorie, autorizzando elezioni e manifestazioni oceaniche in cinque grandi Stati, ha consentito incontri di cricket con 130.000 tifosi, ha autorizzato il mega pellegrinaggio indù del Khumba Mela, che ha fatto tuffare nel Gange centinaia di migliaia di fedeli e ne ha contagiati mille in 24 ore.

Il governo, che ha visto annullare la visita di Boris Johnson prevista per questo mese, ha dovuto invertire l'atteggiamento sui vaccini: il maggior produttore globale di sieri si era presentato come salvatore del mondo dalla pandemia, grazie ai suoi farmaci. Ma dopo avere spedito all'estero 60 milioni di vaccini e avere inoculato appena 12 milioni di connazionali, l'India si è arresa, per la ridotta capacità produttiva, a importare le dosi per vaccinare al più presto tutti gli indiani, 1 miliardo 300 milioni. E i social sottolineano che la decisione di aprire da maggio la vaccinazione a tutti i maggiorenni è l'ennesimo proclama, che non avrà conseguenze: le dosi non ci sono. I quindici milioni di abitanti di Delhi, ormai chiusi in casa, si chiedono quanto durerà l'incubo.

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