Il presidente turco risponde al premier italiano che lo aveva chiamato ‘dittatore’ dopo il caso Von der Leyen
"Una totale maleducazione". Dopo una settimana di silenzio, è arrivata la secca replica di Recep Tayyip Erdogan al premier Mario Draghi, che lo aveva definito un "dittatore" con cui bisogna però "collaborare". Il presidente turco, che finora si era affidato alla vivace protesta della sua diplomazia, ha deciso di intervenire in prima persona. "Prima di dire una cosa del genere a Tayyip Erdogan devi conoscere la tua storia, ma abbiamo visto che non la conosci. Sei una persona che è stata nominata, non eletta", ha attaccato il leader di Ankara, rilanciando il riferimento al fascismo e alla dittatura di Benito Mussolini fatto nei giorni scorsi dai suoi. Parole pronunciate con calma, quasi sussurrate in una chiacchierata con alcuni giovani nella sontuosa biblioteca del suo palazzo presidenziale di Ankara, la più grande della Turchia.
Per una volta, Erdogan alza i toni ma non tuona. Anzi ostenta calma, quasi indifferenza. "Qualunque cosa dica il premier italiano, non vi preoccupate. Pensiamo agli affari nostri", ha risposto a una ragazza che gli chiedeva come avesse reagito a quell'epiteto improvviso. "In un momento in cui speravamo che le relazioni tra Turchia e Italia avessero raggiunto un buon punto, quest'uomo chiamato Draghi ha purtroppo danneggiato queste relazioni", ha accusato ancora Erdogan, denunciando anche una "totale impertinenza" nei suoi confronti. Poche parole che rigettano sul tavolo tutti gli attacchi all'Italia scatenati nei giorni scorsi attraverso ministri e sostenitori, riaccendendo la miccia delle tensioni.
Nella convocazione a caldo dell'ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, la Turchia aveva chiesto una retromarcia che non c'è stata. Da allora, la diplomazia lavora dietro le quinte per cercare di ricomporre la crisi e ammorbidire le posizioni. A parte la condanna, il governo di Ankara non ha ancora compiuto passi ufficiali verso un'ulteriore escalation.
Sul tavolo restano però tutte le temute ripercussioni sulle floride relazioni economiche, che oggi Erdogan ha descritto come a rischio. Un interscambio che prima della pandemia sfiorava i 18 miliardi di dollari, e anche nell'anno della grande crisi del Covid è rimasto sopra i 15 miliardi. I timori di rappresaglie e boicottaggi, come già avvenuto durante crisi diplomatiche con altri Paesi europei, Francia in testa, non mancano. Oltre alle indiscrezioni dei giorni scorsi sul possibile congelamento di alcune commesse, in particolare nel settore della difesa, a guardare con ansia agli sviluppi restano le circa 1.500 imprese italiane attive in Turchia in tanti campi, dai macchinari industriali alla chimica, oltre ai giganti come Barilla e Astaldi, Stellantis e Ferrero, che nell'area del Mar Nero si rifornisce di buona parte delle sue nocciole. Ma i timori riguardano anche i mercati turchi, che nei primi due mesi dell'anno, in un momento di crisi tra emergenza sanitaria e fragilità della lira, avevano trovato nel nostro Paese il primo investitore mondiale.
Sullo sfondo restano le grandi sfide geopolitiche che vedono Italia e Turchia come protagoniste. Ieri, commentando la visita di Ursula von der Leyen e Charles Michel della scorsa settimana - senza però toccare il caso del 'sofagate', derubricato da fonti diplomatiche di Ankara a un scontro di potere tra i palazzi di Bruxelles -, Erdogan era tornato a evocare come unica ambizione del suo Paese la piena adesione all'Ue. Un'eventualità da più parti contestata in Europa e che potrebbe allontanarsi ulteriormente in caso di raffreddamento dei rapporti con Roma. E la partita resta tutta da giocare anche in Libia, dove Draghi e Erdogan hanno già lanciato lo sprint per assicurarsi un ruolo chiave nella ricostruzione.
Dall'Italia intanto è arrivato il commento di Matteo Salvini: "Oggi più che mai sto con il presidente Draghi, la democrazia, la libertà, l'Occidente", ha scritto in un tweet il leader della Lega. Mentre per il Pd ha parlato la responsabile Esteri Lia Quartapelle: "Sono anni che l'atteggiamento e le scelte di Erdogan allontanano la Turchia dagli alleati e dai partner strategici. Anche oggi, punto nel vivo da Draghi, fa prevalere il rancore e pronuncia parole inaccettabili. La Turchia sarà più sola".